Il Battistero di Pisa (foto ap) |
Al termine della
giornata, con il tramonto l’eco delle ore trascorse, forse un bilancio, ciò che rimane in noi,
prima di ricominciare
di Giovanna
Vannini
Quel che resta del giorno sta in una mano di
pensieri, li rimugini, li ribalti, li dividi e cataloghi, li metti in fila per
importanza, per sensazione provata, delusione ammessa, gioia da non volersi
menzionare.
Quel che resta del giorno sta in un cielo davanti,
un luogo visto con una luce diversa, una manciata di minuti sottratti a ciò che
resta da fare, a ciò che ancora attende.
Quel che resta del giorno non sempre è il meglio
del giorno trascorso, ti mette il broncio sul volto, la mente ballerina,
l’attenzione distratta.
Quel che resta del giorno cerca la notte, subito,
riponendo nel riposo il riassetto, l’azzerare, la fiducia che domani vedrai più
chiaro.
Quel che resta del giorno è resto, è un cielo striato
di nuvole in rincorsa, è un sole che lascia la scena, è un raggio che illumina
ancora, non dandogliela vinta al buio già in transito.
Quel che resta del giorno ti fa fermare, ti fa
riflettere sul fatto e il da farsi, ben fatto o da farsi meglio.
Non essere troppo dentro a quel che di questo
giorno resta, rischi di non capirlo, di sopravvalutarlo. Prendine le distanze,
guardalo da fuori, metti insieme azzurro, luce, giallo e nuvole e poi la terra,
quella che pesti, quella su cui cammini.
Piantaci i piedi e prosegui. Dopo il tramonto un alba c’è sempre.
Piantaci i piedi e prosegui. Dopo il tramonto un alba c’è sempre.
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