Non ci sono solo regole sociali a
condizionare l’esistente: il conflitto interiore tra forza e debolezza. In fondo, tra l’io e un’altra parte di sé
di Bianca
Mannu
C’è un’angoscia che gli umani vivono nel
sentimentale e ben oltre, come fatica e conflitto, stretti nelle "logiche"
che organizzano l'esistente e le percezioni dei sé, implicati
nell'incontro/scontro in quanto soggetti soli (preda della finitezza
e della fragilità) a tu per tu con ciò che si presenta oggetto che ci
resiste e che ci nega.
Il
commercio dei corpi e le aspettative non corporee che ne esalano, pur rimanendo
confuse e enigmatiche, non concernono esclusivamente le conseguenze
psicologiche individuali legate a un eros concepito come dato
individuale naturale e assoluto che vede di fronte e contrapposto a sé un
altro individuo prigione delle stesse condizioni.
L'imprescindibile
contagio storico-culturale è sempre all'opera, tanto più quando ci riteniamo
giustificati o dominati dalla presunta forza/debolezza naturale:
aggressività-pavidità dell'eros, dunque orrore e terrore per la condizione
umana.
Questo
modello (l'eros non è esclusivo dello scambio
sentimentale/sessuale) informa di sé tanti rami dell'umana
rete esistente, comprensiva dello scambio dell'uomo collettivo attuale
con le sue variegate determinazioni e singolarità e con la
natura, di cui l’umanità è parte, ma spesso come opposto.
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