(Angelo Perrone) Esiste un denominatore comune nel fenomeno no-vax? Il Censis, nel suo rapporto 2021 sulla situazione sociale del Paese, non esita a individuarlo: «l’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale, sia le posizioni scettiche individuali, sia i movimenti di protesta». Accanto alla maggioranza ragionevole e saggia, si leva un’onda di irrazionalità.
«È un sonno fatuo della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico, stregonesco, sciamanico, che pretende di decifrare il senso occulto della realtà». Se vale a consolarci, l’atteggiamento negazionista è altrettanto diffuso negli altri paesi colpiti dalla pandemia.
Lo condividono in troppi ed è sponsorizzato ad alto livello da politici come Trump, Bolsonaro, a giorni alterni Johnson; un po’ come in Italia, dove certe destre, ma anche intellettuali di sinistra in declino, o in cerca di visibilità, strizzano l’occhio a critici, scettici, dubbiosi, contrari.
Una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista “Nature” (Psychological characteristics associated with Covid-19 vaccine hesitancy and resistance) ha evidenziato che nel 2020, in Irlanda e nel Regno unito, i no vax erano il 6%, mentre il 25% si diceva dubbioso o esitante.
Il mondo, sul piano sanitario, è sempre stato vulnerabile alle pandemie, come è stato dimostrato da Hiv, Aviaria, Sars, Ebola, e così via, ed ha imparato ad attrezzarsi. Reagisce con i rimedi della scienza, e il buon senso. Nello stesso tempo, le cronache hanno sempre registrato, insieme allo sforzo di contrastare il contagio, anche la diffusione di atteggiamenti irrazionali, di credenze sbagliate, di tesi immotivate.
La rivista Nature ha classificato le diverse tipologie di risposte al virus in base ai tratti di personalità degli intervistati. I negazionisti, quelli che temono un attacco alle libertà e una dittatura sanitaria, sono «diffidenti e sospettosi verso il mondo» (i medici, gli scienziati, il potere in generale), vedono «cospirazioni internazionali da cui difendersi», e ovviamente non si informano su giornali e media tradizionali, al servizio dei poteri occulti, ma con internet e i social, sono alla ricerca di notizie etichettabili come verità perché alternative a quelle ufficiali.
Il loro modello universale è nella figura letteraria di don Ferrante, descritta da Alessandro Manzoni: «al primo parlar che si fece di peste, don Ferrante fu uno de' più risoluti a negarla» e siccome dimostrò che il contagio non era «né sostanza né accidente», concluse che la peste non esisteva, ma il ragionamento, così fine e inconfutabile, sicuramente «concatenato», non gli evitò la morte appunto a causa della peste.
I favorevoli al vaccino, la maggioranza, invece sono «persone ben disposte verso gli altri», decidono di vaccinarsi per proteggere sé stessi ma anche come «atto di responsabilità sociale», riconoscono l’autorità del governo e la competenza di medici e scienziati, sono disposti a discutere opinioni diverse, utilizzano le informazioni di giornali e televisione, tengono conto dei dati scientifici.
La cifra elementare che alberga in queste distinzioni è l’atteggiamento relazionale, il modo di concepire sé in rapporto agli altri e all’interno del consesso sociale. Questa è la lente personale assolutamente originale con la quale vediamo il mondo esterno e ci regoliamo.
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