Femmina, tra fatiche e comandi lontani
di Bianca Mannu
(angelo perrone) Uomini e donne dai nomi allusivi dialogano tra loro, in realtà chiacchierano in monologhi. Il testo raccoglie tutte le voci, ma le tiene separate. Così, distintamente, le presentiamo.
I personaggi spaziano su temi diversi, letterari, sociali, di varia umanità. Dalla poesia alla creazione di miti, dal patriarcato al femminismo, al ricorso alle pseudoscienze, infine alla inesauribile furbizia umana.
Constatano l’effetto del suono verbale sul silenzio circostante e si muovono sulla soglia del non-senso. Ma evitano di oltrepassarla, il loro in fondo è un gioco di parole. Per divertire il lettore.
Dopo Madame Hardie (1), Madame Combat (2), e Madame Sansoucis (3), Monsieur Sancartes (4), Zeus intervistato da Elle (5), Giove in diretta (6), Monsieur Lepragmat (7), ecco infine Madame Autremoi (8)
Invece io - che sarei l’Altra -
cui “a risico” basterebbe un “me”
oggetto/limite della grammatica parlata -
sono a registro per il Protervo Patriarca
in qualità di sottospecie femmina
infima quota del listino storico/sociale …
Ma per certo io so quanto infedele
ipocrita e mendace sia la Storia - Fiaba Sua -
dove più mente e più si gloria!
Lì parla lui di sé con suoni e rumori
di ferraglie – in traslati e in tronfi fregi
su sassi marmi e su friabili papiri
e a femmine lascia sue religiose lodi
tra sospiri e irrimediabili rancori …
A me impose – sé dicendosi Gran Padre –
fatiche ed echi di familiare imperio
nelle ombrose stanze dei grani e dei telai
e di fuori il capo mi curvò al silenzio
col garbo nobile oppure con lo strazio.
Quell’eterno astenuto in caro nome
di Silenzio c’era - intimato con la smorfia -
e ancora trascorre ambiguamente
il suo mendace specchio nei fossati
torbidi e in fallaci fughe di vapori -
scherano di potenti e loro mali.
Niente ha mai rivelato o sottoscritto
o al già detto aggiunto: complice muto
e sentinella d’ogni intimato oblio.
Scivola tra l’una e l’altra messinscena
gonfia d’orrori ammutolendo il grido
dei mortori mimati e compiuti -
me complice e mio danno.
O inerte strumento delle mimesi
colpose – abrasore d’orride escrescenze -
belletta dell’inquieta convivenza
delle genti – ermetico anello d’enigmi
irrisolti – angelo di miti e di delitti -
tu passi “sens papier” da spettatore fido
e teste muto d’ogni tempo maledetto.
Ispessisci tu per dosi d’incremento:
storno su storni e silenti accorgimenti:
finché il regnante - autocrate o elitario -
sigilla la forma del totem prevalente:
dove conviene ai capi la parola è assente
o coperta d’altro allibramento.
Quando in punta di badile il tuo tacere
sarà gridato ai sordi – e il tuo cieco vedere
sarà donato come vista ai ciechi
si vorrà da te - per statuto di legge –
rivendicare il vetro trasparente
che sarà infranto oppure rubricato inesistente.
Di me trionfano i tuoi sosia ancora e oltre
- di me che rischio eternità di specie muta.
Ma io lavorerò perché tu – Silenzio liberato -
sia in giudizio e in dubbia circostanza
interrogato - sia da molte voci e tracce
comprovato il reo mutismo
e dell’antica vocazione a servo
- con o senza livrea -
sia pulitamente denudato.
Imputazione a carico di Silenzio complice e servo. Il j'accuse è per bocca di donna che si ribella contro i passaggi silenti a favore della supremazia maschile.
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