venerdì 5 settembre 2014

Una forma per la seduzione


(ap) E’ immaginabile una forma per la seduzione? 130 opere (dal disegno alla scultura, e soprattutto alla pittura) in mostra alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma (La forma della seduzione. Il corpo femminile nell’arte del ‘900. Dal 5 giugno al 5 ottobre) si misurano con questo dilemma. Antico e scabroso. Grandi artisti, diversissimi tra loro (Modigliani e Breton, Guttuso e Picasso, Manzù e Dalì, Carrà e De Chirico, Mirò e Klimt, solo alcuni) offrono la loro personalissima idea della seduzione declinata al femminile: il corpo delle donne come oggetto di ispirazione, esempio di inquietudine personale, trasposizione di fascino artistico.


Da sempre femminilità e seduzione si confondono, si sono sempre confuse, ma secondo percorsi differenti e talvolta imprevedibili. Sono qui lontane le belle apparenze per descrivere il nudo femminile esaltato da linee morbide e sinuose, languide ed accoglienti, proprie della rappresentazione classica, più vicina alla concezione romantica. Prevalgono logiche diverse da quelle naturalistiche, vicine al vero, e alla sensualità riconosciuta a quelle forme, che portano addirittura ad una innaturale eclissi del corpo, oggetto di radicale destrutturazione e addirittura di sperimentalismo geometrico o cubista. Come in Carrà, Guttuso, Mirò. Veri esempi di trasgressione, dunque di sedizione più che di seduzione.


La leggibilità della realtà è alterata e condizionata dall’interferenza dell’inconscio conducendola alla autodistruzione e alla cancellazione del corpo, come l’arte l’aveva sinora raffigurato, sino ai limiti del mostruoso nella donna-scarpa di Dalì o alla frammentazione in una serie di particolari anatomici, autentici feticci in cui si dissolve definitivamente la rappresentazione simbolica del fascino. Quando non anche alla sua totale astrazione.
Sogni e incubi deformanti si riversano sul corpo delle donne. Non meno che sulle figure femminili abbandonate al sonno, che, diversamente dal passato, si segnalano per la loro vulnerabilità e passività, tanto da determinare un effetto solo straniante ed irreale. Così nei nudi trattati con linearità da Modigliani o nelle ninfe di dormienti di De Chirico. La seduzione come spaesamento di fronte al reale, sensazione di estraneità trasmessa da quei corpi.


Trova rispondenza in queste opere l’osservazione provocatoria secondo cui la seduzione, specie del corpo femminile, non appartiene alla sfera della natura ma a quella dell’artificio e del segno rituale (Jean Baudrillard, De la sèduction, 1979). Non sopravvive il nudo come genere anche letterario celebrativo della bellezza, ma emerge la crescente ambiguità del fascino esercitato dal corpo delle donne, declinato in differenti linguaggi che abbandonano definitivamente il mito della esaltazione del femminile per affidarsi allo sperimentalismo. Con una comune prospettiva alla fine deformante che ne esprime la forza travolgente ma anche eversiva.
Tra miti e realtà, riti e misteri, la femminilità rimane certo seducente, quando allude all’ignoto, al differente, al segreto. Ma non in mancanza di quello sguardo che dall’esterno rende il corpo artefice di un’esperienza, vincendone la passività del sonno o la frammentarietà delle sue componenti, per risvegliarlo ai significati del rituale seduttivo. Incontro con l’altro come soggetto e non oggetto. Mai contatto anonimo ed estraniante, perché incarnazione di una relazione con una vita particolare, con il nome proprio dell’altra persona.

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