La casa di Emily Dickinson ad Amherst |
Nei versi di Emily Dickinson, voce del lirismo
ottocentesco, simbolo di una condizione solitaria e creativa, l’invito a riflettere sul rapporto tra cultura e mercato
di Emily Dickinson
(Commento di Bianca Mannu)
Pubblicare – è la vendita all’asta
della mente dell’uomo –
Un atto così vile forse solo
la povertà lo può giustificare –
possibilmente – Noi preferiremmo
dalla nostra soffitta bianchi andare
al bianco Creatore –
Il pensiero appartiene a chi lo dona
e a chi lo indossa –
luce del suo corpo –
Vendi l’aria regale in confezione –
fatti pure mercante
della grazia celeste –
ma non imporre allo spirito umano
l’ignominia di un prezzo –
(bm) La poesia è degna di occuparsi
della materialità come della spiritualità del suo esistere? Essa è una
discontinua e procellosa produzione offerta alla contingenza del messaggio in
bottiglia. Va salvata dallo status di
merce. Ci siamo innamorate di ciò che forse non possiamo, siamo sole, povere e
sprezzate, ad attendere un avveduto
mecenate che sul nostro plico fissi i sesterzi.
La storia era, senza di noi, già
partita su per giù così. E tale va. Se hai tempo voglia e sostanza per verseggiare,
sei già toccata dalla divina grazia. Dunque non farne commercio, dato che
quanto raccogli come frutto, matura in altro terreno. È vero, aggiunge
allusivamente e ironica la poetessa, che si vendono doni sacri e aure regali, ma nessuno può bandire prezzi sul conto dello spirito umano.
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