di Marina Zinzani
“Il compito principale di un uomo è dare origine a sé stesso, trasformandosi in tutto ciò che è in grado di essere.” (Erich Fromm).
Il deserto e le oasi: in queste due parole sta molto della vita di ognuno. Nel deserto si incontrano le persone cattive, invidiose, viscide, che si insinuano come serpenti in una casa, la casa mentale. Spesso hanno sembianze normali, si scopre dopo tanto tempo che i loro sentimenti non sono positivi. Oppure è evidente fin da subito, e comunque non c’è molto da fare.
Il deserto secca le membra, inaridisce i pensieri, fa temere la notte, gli uccelli rapaci. Il deserto è anche luogo pieno di gente, un insieme di rapporti inariditi, o mai sbocciati. E’ la fine di una storia, il vuoto che si sente, lo smarrimento, un paesaggio lunare.
Il deserto è un ambiente in cui si vive, o che si incrocia e che condiziona, a volte per anni o per tutta la vita, e diventa piccolo mondo infelice, sovrastato da una sottile apatia, spesso neanche riconosciuta.
Le oasi cambiano il significato di un’esistenza perché l’acqua è bene primario, prezioso, preziosissimo. L’acqua disseta, nutre la mente, è linfa, vita. Gli incontri, le situazioni che hanno queste caratteristiche, che appaiono come una fonte benefica, tanto desiderata, sono i momenti importanti della vita, quelli che si ricordano, quelli che vanno mantenuti, custoditi, considerati ogni giorno.
In tutto questo, l’uomo diviso fra il deserto e le oasi, c’è la scelta, il coraggio, la propria etica, il credere e lo sperare, il farsi forza, la dignità.
Diventa vita costruita quindi, almeno in parte, vita costruita cercando di allontanarsi dal deserto e inseguendo le oasi. L’uomo padrone del proprio tempo, in balia degli eventi ma non più di tanto. Diventa essere coraggioso nella quotidianità, nei rapporti con gli altri. E non si sentirà mai solo. La sua coerenza, i suoi principi non lo faranno mai sentire perduto.
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