di Liana Monti
Nella casa in cui abita il protagonista, in una stanza particolare si trova “un antico scaffale con cadaveri di libri”, un divano ed un camino.
Sopra al camino è appeso un quadro che rappresenta una donna con abito succinto e con gli occhi abbassati e rivolti sul libro che sta leggendo.
Un giorno entra in casa un Signore, interessato a oggetti antichi e vedendo il quadro nota una somiglianza incredibile con la propria moglie, morta di recente e ne rimane abbagliato tanto da arrivare a pensare che in realtà sia proprio lei la persona raffigurata.
Il ricordo della donna scomparsa è ancora molto forte tanto da prendere forma in quel dipinto e quasi a voler tornare in vita.
Quella stessa notte il protagonista sogna e nel sogno vede il quadro e quel Signore che con un pigiama a righe sta dormendo sul divano di casa sua di fronte al quadro. Il sogno sembrava talmente reale da fargli credere di avere visto davvero quella figura muovere gli occhi, uscire dal quadro per poi farne ritorno e quel signore che parlava alla donna del quadro.
A questo punto il protagonista non sa più distinguere se ciò che ha visto era solo un sogno o se è accaduto veramente, non saprebbe dire se è stata o meno un’allucinazione, tanto era forte l’emozione e il turbamento che lo ha colto.
Corre quindi all’abitazione di quel Signore per riferirgli che se tanto è interessato a quel quadro, può trasferirsi a casa sua, in quando lui non vi farà più ritorno. Va e lo trova sul divano, con quello stesso pigiama visto in sogno. A questo punto il disagio è totale. Non sapeva più distinguere ciò che era stato reale da ciò che era immaginazione prodotta dalla suggestione nel vedere un uomo tanto sconvolto che nel quadro ha identificato le sembianze della moglie tanto amata e nel quale sente quasi incarnarsi la sua presenza tanto da infonderle anche un’anima e quindi qualcosa/qualcuno da amare, proteggere e preservare da intrusioni estranee.
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