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"Il fiore" di Dante Alighieri

di Liana Monti

Un poema, un’opera geniale. Dove la poesia si unisce alla geometria. Dove la narrazione di una vicenda, un racconto, un mito viene espressa utilizzando i versi. Dove una storia amorosa viene espressa con una vena di sottile ironia tra il comico e il paradossale.
Dove la rigidità della struttura del componimento sviluppato in sonetti di assoluta perfezione nelle rime, nella metrica e nell’armonia, si unisce alla fantasiosa libertà di coloro che sono coinvolti.
Dove i nomi dei molti personaggi sono al limite fra la realtà e la simbologia, a partire dal Dio d’Amor, Angelicanza, Bellaccoglienza, Malabocca, Bel-Sembiante, Castità, Dolze-Riguardo, Buona Speranza e molti altri.
Vi si trova la specularità sia nel numero dei sonetti 232 sia nella sequenza delle rime ABBA, ABBA, CDC, DCD, e nella perfezione di ogni versetto 11 sillabe. Dove ognuno di questi dettagli ha un richiamo specifico alla simbologia velata o esplicita.
Dove possiamo trovare tutto questo in un unico componimento, lì troviamo Dante.
La lettura è piacevole, la trama incuriosisce, la vicenda cattura fin dall’inizio nella perfezione della esposizione impeccabile.
Per un amante della poesia che segue orientamenti di espressione libera non legata alla rigidità della struttura, potrebbe sembrare uno spreco di energia di chi lo ha scritto e per chi lo legge?
Per un amante nella narrazione scritta in modalità di racconto, romanzo, prosa, la lettura potrebbe apparire ostica, noiosa, faticosa, inutile?
Per un amante dei generi romantico, fantasy, surreale, ironico, satirico, comico, mistico, mitologico, potrebbe apparire un formato non interessante?
Allora per una persona che cerca questi elementi racchiusi proprio in un’unica struttura che rivela tutte queste caratteristiche, allora per quella persona incontrare questo libro significa avere trovato la perfezione, una perla preziosa degna di essere rivalutata e conservata fra le cose più care.

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