La testimonianza di tanti uomini di buona volontà nelle emergenze del Paese
(ap) La tragedia di Rigopiano in Abruzzo, il terremoto che ha distrutto Amatrice nel Lazio e devastato il centro Italia, gli eventi naturali, grandi e piccoli, che hanno colpito il paese, le emergenze dei barconi di migranti in mare.
Molti eventi si accompagnano alle testimonianze di quanti, così numerosi, si sono spesi senza sosta per salvare vite umane.
Scavando
tra le macerie, e sotto la neve, affrontando tempeste nelle acque portatrici di
morte. Eroi del quotidiano, angeli della notte e del giorno, uomini e donne qualsiasi. Che, anche oltre l’eccezionalità del
momento, continuano ad operare ogni giorno nel silenzio, senza clamore e senza
vanto.
Sono
in mezzo a noi. Possiamo riconoscerli dalla passione che li anima, dal senso di
dedizione che provano verso il bene comune, dal silenzio associato ai loro
gesti, da quella percezione di normalità e naturalezza che si avverte nel loro
operare anche quando è oggettivamente pericoloso e rischioso.
Vicende
esemplari di una comunità che si sente ed è solidale sia nell’emergenza che nell’ordinarietà
della vita quotidiana; sentimento di cui proprio il popolo italiano sa dare
prova. Un richiamo importante, non solo una consolazione, quando i segni
disgregatori dell’assetto sociale (dalla corruzione al mal governo, dall’ignavia
individuale al disfattismo pubblico, al populismo grossolano) sono così diffusi
e minacciano di generare rabbia, malcontento, disaffezione.
Lo
Stato e la speranza costruttiva invece ripartono proprio da qui, da questi
uomini, dalle mani che senza sosta hanno scavato nel fango o hanno tratto in
salvo tanti disperati.
E tra questi eroi senza nome fa la sua parte anche Corvo, il magnifico labrador che ad Amatrice ha cercato tra le macerie i sopravvissuti, per giorni e senza sosta. Prima di ricevere, la sera, una lunga carezza del suo padrone. E un buon osso.
E tra questi eroi senza nome fa la sua parte anche Corvo, il magnifico labrador che ad Amatrice ha cercato tra le macerie i sopravvissuti, per giorni e senza sosta. Prima di ricevere, la sera, una lunga carezza del suo padrone. E un buon osso.
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