Tornare
a progettare il futuro, rimedio al frastuono odierno
di
Francesco Gozzi
(Commento a Non c’è solo il
rumore, PL 13/2/17)
Due riflessioni: la prima riguarda la
condizione umana in se stessa, il dover vivere in una dimensione inafferrabile,
il tempo presente, che implica una perenne sospensione tra il non più e il non
ancora, e alla quale forse si può dare un senso, come dice Sartre, solo
attraverso la progettualità, la proiezione in un futuro nel quale si possa, in
qualche modo e in qualche misura, prendere possesso della propria vita.
La seconda riguarda specificamente la condizione dell'uomo d'oggi, minacciato nella propria stessa identità dal frastornante bombardamento di immagini, suoni, messaggi cui è sottoposto dai media, e che dunque dovrebbe riscoprire il silenzio, i muti messaggi che ci arrivano dal passato - un vecchio portone, un capitello antico - o dal mondo della natura.
La seconda riguarda specificamente la condizione dell'uomo d'oggi, minacciato nella propria stessa identità dal frastornante bombardamento di immagini, suoni, messaggi cui è sottoposto dai media, e che dunque dovrebbe riscoprire il silenzio, i muti messaggi che ci arrivano dal passato - un vecchio portone, un capitello antico - o dal mondo della natura.
Nessun commento:
Posta un commento