Il
“nido” è il luogo magico dal quale inizia ogni viaggio
di
Marina Zinzani
(Con un intervento di Angelo Perrone)
Un
nido di rondine
caduto
fra l'erba
raccoglierlo
rondini
partite
per
chissà dove
hanno
abbandonato
commuove
la grazia
di
questa piccola costruzione
contiene
il mio stupore ora
rondine
anch'io
mentre
prendo in mano
questo
nido
e
vago, vago, vago
per
paesi lontani
dove
c'è caldo, sole
e
mille altre cose
chissà.
(ap) Come nasce un nido? Ci vogliono tanti
giorni di lavoro per formare quell’intreccio di piccoli arbusti, a forma di
coppa quasi chiusa, una sorta di scodellina, aperta nella parte superiore,
oltre i rami degli alberi, verso il cielo. Servono fango e paglia. L’impasto è
nutrito dalla saliva degli uccelli. Hanno piccole dimensioni le rondini, il
dorso è scuro con riflessi bluastri, la gola rossa, il ventre bianco e una coda
lunga e biforcuta.
Le migrazioni portano le rondini, anno dopo
anno, sempre nelle stesse zone, e le coppie spesso tornano ad abitare il nido
lasciato l’anno precedente. Quando volano, possono sembrare completamente nere,
e si riconoscono soltanto dalla coda, che volteggia nell’aria azzurra. Si
fermano sui fili della luce, a chiacchierare, o sui cornicioni dei palazzi
antichi, ad osservare il mondo intorno, o sotto i tetti per ripararsi dalla
pioggia. Sono grandi viaggiatrici, in
tutte le stagioni.
Girano l’Europa, anche i paesi più freddi, si
avviano verso le coste africane durante l’inverno, ma poi è in primavera
che tornano indietro, ad abitare i nidi lasciati in precedenza, a costruirne di
nuovi, a riporvi le uova, e ad allevare i loro piccoli. Che poi presto
prenderanno il volo, per un altro viaggio, un’altra avventura.
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