L’immaginazione
lascia intravedere paesaggi sereni
di Giovanna
Vannini *
Una giornata grigia, di quelle spente, scrosci di pioggia
s’intrufolano nel silenzio della valle, fanno un po’ di rumore, lasciano la
scena, umida e fredda come se fosse l’autunno a battere all’uscio e non la
primavera. L’auto da sola viaggia.
“Appena metto piede in casa do fuoco alle ceneri, una bella
stiepidita con la legna rimasta, tanto pe butta fori l’umido…” - così a mente
si dice-
Suona l'autoradio una francese melodia, apre il finestrino
perché il vetro non si appanni.
Accanto sul sedile l’obiettivo.
“Dopo la curva c’è uno spiazzo” – si sussurra-
Chiude la cerniera del piumino fin sotto la gola, scende.
L’aria è pungente richiama dicembre. Tra le mani la macchina fotografica,
posiziona, scatta.
Non sarà il grigio, né la pioggia che ha battuto sulla terra fino a qualche attimo prima e nemmeno la nebbia che lo incontra ad andare in fotogramma, scatterà su ciò che vorrebbe che fosse: paesaggio in pastello, cielo terso, come quelle mattine d’estate che esce prima di casa per regalarsi il tempo, il tempo di sognare.
Non sarà il grigio, né la pioggia che ha battuto sulla terra fino a qualche attimo prima e nemmeno la nebbia che lo incontra ad andare in fotogramma, scatterà su ciò che vorrebbe che fosse: paesaggio in pastello, cielo terso, come quelle mattine d’estate che esce prima di casa per regalarsi il tempo, il tempo di sognare.
* Giovanna
Vannini, collaboratrice di Pagine Letterarie, dirige:
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