Un incarico
investigativo difficile: ritrovare una ragazza scomparsa
di Paolo Brondi
Iniziava settembre e,
mentre pigramente il sole declinava, un profumo aspro di rose canine entrava
dalla finestra stimolando i miei sensi e anticipando una nuova esperienza. Da
poco avevo ricevuto una telefonata dall’agronomo dott. Sapori, proprietario di
molti ettari di terra nel senese, il quale m’invitava a raggiungerlo
rapidamente per conferirmi un incarico.
Era uno di quei giorni
in cui le rondini sembravano impazzite. Nel cielo rossastro di un sereno tramonto
intrecciavano voli sempre più rapidi e frequenti fra svettanti cipressi e sopra
i vigneti degradanti del podere Sapori. Era l’ultimo scorcio di un’estate lunga
e calda ed io ammiravo quel turbinio di colori, tra il quieto rossastro dei
tralci di vite, il verde scuro in alto crescente dei cipressi e i guizzi veloci
bianconeri delle rondini.
Sulla porta di un
grande casolare, con pareti colorate al giallo di paglia, mi attendeva il dott.
Sapori: una figura alta, magra, con i capelli bianchissimi, il viso rugoso, ma
con occhi vivi e penetranti. “Benvenuto, dott. Pasquali - disse, con voce ferma
e senza inflessioni – venga, ci accomodiamo sulla terrazza”. Un panorama
stupendo si aprì ai miei occhi e il profondo silenzio delle ondulate e
cromatiche colline quasi mi stordì. Il padrone di casa prese subito ad esporre
il suo problema.
“Dr. Pasquali gradisca
questo buon succo di frutta fresca e veniamo a noi! Conosco la sua fama di
investigatore, oltre che di psichiatra e criminologo, e vorrei che mi aiutasse
a ritrovare mia figlia Enia la mia unica figlia!”.
“Dott. Sapori, la
ringrazio per la fiducia e naturalmente per accettare l’incarico dovrà fornirmi
tutte le informazioni reali e possibili su sua figlia”.
“Ecco qui, dr.
Pasquali, la mia memoria di tutto quello che so di mia figlia. La legga con
calma. Lei dovrà colmare i miei vuoti e rintracciarla! E’ scomparsa dopo il suo
esame di maturità, superato a pieni voti. Non aveva ancora compiuto diciotto
anni!”.
Compresi la profonda
tristezza del padre e cercai di tranquillizzarlo.
“Abbia fede in sua
figlia, dott. Sapori, forse è soltanto in fuga con il suo ragazzo, vedrà che la
ritroveremo presto”.
Presi il fascicolo e
promettendogli che mi sarei fatto vivo assai presto, mi congedai Non tornai in Versilia,
ma mi fermai a Siena, sistemandomi in un grazioso albergo nel centro storico.
La stanza era confortevole, con una finestra aperta sull’incantevole scenario
di Piazza del Campo, e arredata con grande gusto e mobilio anticato. In questa
atmosfera presi a leggere la memoria del padre della figlia scomparsa.
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