I volti dell’indifferenza: dall’attrazione verso ciò che ci è negato all'impotenza di fronte alle cose a portata di mano
di Paolo Brondi
L’Indifférent è il titolo di una novella
scritta da Marcel Proust, probabilmente nel 1893, all’età di ventidue anni,
pubblicata sulla Rivista Vita
contemporanea nel 1896, trascurata e dimenticata dallo stesso autore, poi
riscoperta dallo studioso Philip Kolbe e da questi pubblicata, con stesso
titolo, da Gallimard, nel 1978.
Il
motivo dell’indifferenza nasce nel giovane Proust gettando lo sguardo su sé
stesso e su tutti coloro che sembrano dominati soltanto da un’assenza di
sentimento provocando tuttavia intorno a sé ammirazione, attrazione, voluttà di
piaceri e di passione. Amara è la riflessione che ne deriva: senza sapere
perché, il sentimento, che nasce e nidifica in noi, non desidera che quello che
gli viene negato!
S’intravedono
le prime ansie di Proust nell’ambiente mondano. Da una parte il sentirsi
mediocre, forse insignificante ed essere trascinato ad amare persone bollate
dal marchio dell’indifferenza; dall’altra attribuirsi egli stesso la causa di
sofferenze alle persone più amate.
Ma
nell’indifferenza Proust intravede altri significati. Nella sua novella appare
come una forma di impotenza sentimentale la quale nasconde un vizio. Il giovane
Lepri, considerato una nullità da tutte le persone del bel mondo, attrae
l’attenzione di Madeleine de Gouvre, ma non si rende facilmente conquistabile.
La sua indifferenza sembra inspiegabile: come può un uomo modesto come lui, non
sentirsi onorato dall'interesse e dall'amore sincero dell'affascinate vedova?
Madeleine
s’impegna a scoprire i motivi dell'insolito comportamento. Verrà a conoscere
che il giovane ama follemente le donne ignobili, cercandole in ogni dove e
soprattutto nel fango cittadino, mentre neppure guarda la più incantevole donna
del bel mondo. Tutto in lui appare come un’inversione della vita: il suo
comportamento invertito sconvolge Madeleine e, quando il giovane parte verso un
viaggio indeterminabile, si dispera, si sente mancare il respiro.
Una
sofferenza che lo stesso Proust conosceva in dettaglio, provocata, non solo
dalle ambiguità dei sentimenti d’amore, ma anche dai disturbi asmatici che lo
affiggevano fin dall’età di nove anni quando la sua asma aumentava e non poteva
riprendere fiato e tutto il suo petto faceva uno sforzo doloroso per respirare.
E’ presumibile che sentiva, allora, il velo che ci nasconde la vita, la morte
che è in noi allontanarsi e s’accorgeva quale spaventevole cosa fosse
respirare, vivere.
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