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Linda

di Marina Zinzani

(ap) I “racconti del sabato”: una giornata della settimana, occasione per un racconto. E’ un momento particolare, il sabato. Per una donna spesso infarcito soltanto di maggiori impegni, da trascorrere correndo, con le ore ancora una volta contate, insufficienti. Oppure può essere un tempo per fare ciò che si è rimandato, per dedicarsi a qualcosa di piacevole, divertente. Per leggere un libro, guardare un film, uscire con gli amici. Trovare pace e serenità, piccoli piaceri. Magari non fare nulla, guardarsi intorno, fare una passeggiata. In compagnia solo dei propri pensieri.
Linda è una donna non più giovane, separata da alcuni anni. Il sabato è dedicato a qualche compera in giro per il mercato, un piccolo piacere per stare meglio, almeno finora questa è stata la convinzione. Sul momento, ci sono la curiosità per l’acquisto di capi alla moda, la spensieratezza per il girovagare senza meta, la vicinanza di altra gente. Una pausa dalla fatiche della settimana. Per sentirsi viva, per ritrovare energie.
Poi subentra la sensazione del già visto e già provato, la stanchezza per un rito, quello del mercato, privo di stimoli e sempre uguale a sé stesso. Come del resto la consuetudine degli appuntamenti con le amiche, le stesse di sempre, alla ricerca di svago e qualche occasione di incontro.
Si può andare in giro, trascorrere il sabato anche in compagnia, ma le persone hanno storie e forse destini differenti, alcuni molto più sereni, si vede a vista d’occhio. E’ inevitabile il pensiero della inutilità di tutti gli sforzi per uscire dalla solitudine, per costruire delle relazioni umane appaganti. Per rialzarsi, dopo la fine del matrimonio, il crollo delle illusioni.
Gli altri racconti pubblicati: Eliana, Frida, Agata, Ettore, Celeste, Alda.

La lunga fila di bancarelle, la mercanzia offerta, i capi dai colori sgargianti, abiti per le giovani ma non solo, il perdersi per ore in quel sottile piacere della mente, il guardare e dimenticare per qualche ora le stanchezze della settimana: questo era il mercato del sabato.
Per Linda era un appuntamento fisso, irrinunciabile. Dato che durante la settimana si muoveva poco quella visita al mercato, quel camminare per ore, quell’andarci a piedi da casa sua diventava un momento positivo per il corpo. Perché la menopausa aveva remato contro. Perché i chili acquisiti non se ne andavano facilmente. Perché il moto andava fatto, era fondamentale. Lo dicevano tutti.
Anche quel sabato mattina Linda era al mercato, era un copione vissuto tante volte quel suo andarci e girare fra le bancarelle, era  svago della mente e ricerca. Ricerca di un capo interessante, a poco prezzo e soprattutto giovanile. La sua attenzione fu colta da una maglia gialla con una scritta verde, simpatica. Un giallo ocra che assieme ai pantaloni neri stretti sarebbe stata molto bene. Non tergiversò più di tanto, vide subito che il capo era di buona qualità, di cotone, largo ai fianchi e così avrebbe nascosto quei chili di troppo nel giro vita, ed era decisamente solare.
Lo comprò senza pensarci due volte. La sera stessa l’avrebbe indossato, il sabato si ritrovava con la solita cerchia di amici, sarebbero andati a ballare in un locale all’aperto che aveva anche il ristorante. Musica, danza, valzer, tango, balli latino americani, un po’ di tutto. Molti suoi sabati li passava così, ristorante con gli amici e ballo.
Era contenta dell’acquisto, proprio una bella occasione, proprio una gran figura avrebbe fatto la sera, ne era sicura, e poi aveva anche una collana a casa, grandi perle nere e dorate, l’oro e il nero che sarebbero stati proprio in sintonia con tutto l’insieme, che avrebbe ricordato vagamente i colori di Klimt. Oro e nero. L’eleganza. Nient’altro da dire.
Con il sorriso sulle labbra, decisamente soddisfatta, riprese il suo giro. Ben presto la sua attenzione fu presa da una nuova bancarella, erano capi eleganti, originali, seppur con prezzi più alti della media. Era attirata dal giallo quella mattina, perché i vestiti erano disposti in fila in base ai colori, e il giallo, soprattutto nelle tonalità dell’ocra, la attirava particolarmente. Fu lì che sentì i discorsi di due ragazze.
“Stasera vado a mangiare con i suoi amici, me li deve presentare” disse sorridendo compiaciuta una di queste.
“E i suoi li hai conosciuti?”
“Non ancora, ma accadrà fra poco, penso…”
Era una ragazza dai capelli lunghi neri con la treccia lenta, una pelle di porcellana come quelle che si vedevano nelle riviste, solo che non era ritoccata con qualche inganno visivo. Era semplicemente una ragazza giovane, carina, e innamorata.
Le nubi arrivarono improvvise, erano nubi del cuore, il sole c’era nel cielo, era caldo, era limpido il cielo ma le nubi che aveva dentro, che avevano offuscato in un attimo i bagliori e la gioia dell’acquisto, erano di altra natura.
Erano due anni che si era separata. Erano due anni che aveva deciso di separarsi. Aveva preso lei la decisione, per ricominciare. Una decisione presa seguendo il cuore, non ascoltando nessuno, né la figlia che ora conviveva col fidanzato, né la madre, né gli altri parenti. Le amiche le erano state vicino e l’avevano capita. Quando le cose sono morte, quando l’autunno cala e tu ti senti poco o nulla, un oggetto, un elettrodomestico forse, o semplicemente una donna che ricerca ancora la passione, una vibrazione che sembra perduta per sempre, sembra sbiadito ricordo, è lecito cercare la felicità, è lecito pensare dopo una vita anche a se stessi, è lecito avere voglia di ricominciare, e crederci.
All’inizio della separazione, presa malissimo dal marito, ma dopo un po’ lui se n’era fatto una ragione, e infatti si era trovato una ragazza dell’Est più giovane di lei, fu tutta una voglia di fare. Viaggi, uscite quasi tutte le sere, corso di ballo, ristoranti etnici, nuovi amici presentati, una compagnia di persone che si erano ritrovate sole, le amiche di sempre, separate e senza legami.
Ecco, doveva essere quella la rinascita. Ecco che era lecito, giusto, sacrosanto, darsi una nuova possibilità per aprirsi di nuovo a una relazione, a un nuovo amore. Anche avanti negli anni.
Ma l’amore non era arrivato. I sabati sera erano un insieme di cose che dopo qualche mese appariva stantio, la solita gente, i soliti discorsi, dove andiamo, c’è un albergo con una spa, si può fare lì un weekend, che dici? Ballare, imparare il tango, vedrai, faremo furore, le aveva detto un’amica. E invece rimanevano spesso sedute, nel locale dove andavano il sabato sera. A guardare gli altri ballare, spesso con donne più giovani. Alcune erano russe, ucraine. Attraevano quelle, c’era poco da dire.
Si allontanò dalla bancarella dove la ragazza dalla pelle di porcellana, con la sua bellezza semplice, bucolica, continuava a guardare fra i vestiti. Un jeans, una maglietta a righe, una borsetta a tracolla, un foulard. Semplice. Quella era la bellezza.
E allora la maglietta gialla non le parve granché, le diede un’occhiata nella borsa, sarebbe stato un capo come un altro, non avrebbe cambiato nulla di lei.
Un altro sabato. Gli amici. C’è qualcuno nuovo stasera, le aveva detto la sua amica Lisa. Un amico di un loro amico, che si era separato da poco. Chissà che tipo era, pensò. Si allontanò a poco a poco dal mercato, non aveva più voglia di guardare le bancarelle. Doveva tornare a casa. Pulire, cucinare. Sua figlia sarebbe andata da lei a mangiare.

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