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Fiction, che passione

La passione per le fiction. Incollati allo schermo, le storie suscitano curiosità e diventano  un appuntamento gradevole

di Marina Zinzani
(Commento a Maschere sulla scena, PL, 25/9/19)

Ci si innamora delle fiction, fanno compagnia nelle lunghe serate invernali, diventano appuntamento gradevole, rasserenante, pieno di curiosità perché... cosa accadrà? Si ritrovano i personaggi a cui siamo affezionati, ci consolano i loro difetti, sono i nostri, l'ira, la rabbia, le bassezze, l'amore forse eccessivo per il cibo, i dubbi, i conflitti.
Diventano specchio. Ci appartengono in una realtà virtuale, che diventa più vera di quella reale, quasi metafisica. Perché. Perché l'imperfezione è poco di moda, è spesso inopportuna: sul lavoro, nel rapporto amoroso, nei rapporti con i figli, con gli altri. Mostrare i propri lati fragili può diventare argomento di conversazione di menti superficiali. Si fa presto a diventare qualcuno che non si è veramente, agli occhi degli altri. Si vivono le difficoltà fra anguste mura di casa, quasi in silenzio. 
La fiction diventa rappresentazione e consolazione. E se a questo viene aggiunto il giallo, allora la mente prova un brio, una piacevolezza che risveglia.
Poi c'è la Storia, la fiction che illumina una vicenda, che fa conoscere un personaggio sconosciuto ai più. Si risvegliano altri sentimenti, più elevati, si provano impressioni dense di incredulità, di ammirazione. Piccole luci accese e quel personaggio non è più un nome, rivive la sua storia. Perlasca, Maria Montessori, Giuseppe Moscati e tanti altri ci hanno appassionato, toccato il cuore.
Finzione e verità: un incontro in un clic del telecomando. Di contorno, un vuoto diffuso, la superficialità che rende deserte tante serate davanti alla TV. Ma basta poco, la curiosità prima di tutto, per accendere le luci e animare i personaggi. Nostri amici, in un'epoca in cui l'amicizia è così rara.

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