Attrice? Tanti modi di
esserlo, anche nella vita quotidiana
di Marina Zinzani
(Commento a L’attrice,
PL, 5/9/19)
La malinconia che
possono dare certe giornate di settembre, i giorni che si accorciano, preludio
a fredde serate autunnali, la città che si ritira e torna verso casa, verso
delle case, la stanchezza che si sente, alienazione, metro, tram, sorrisi
stampati in faccia durante il giorno che ora si possono togliere: pensieri dal
finestrino dell'autobus che mi riporta verso casa.
Spente le luci,
riposti gli abiti del lavoro, è la vita di tutti fingere, lo so, ma soffre la
pelle dietro queste maschere.
Il lavoro e la
finzione. Mia madre e la finzione. Mio padre e la finzione, durante la
malattia.
Mia figlia piccola
e la finzione, sono stanca la sera quando mi parla dei compiti e della scuola,
i miei sorrisi sono forzati.
L'altra mia
figlia, ribelle già a 14 anni, discussioni continue, e poi fingere, attraverso
compromessi, di essere la madre emancipata che comprende, che concede libertà,
e invece si sente bollire il sangue dentro. Devo cedere, per non farla sentire
diversa dalle altre.
Fingere col mio
compagno, le sottili insoddisfazioni che non si possono rivelare, l'amore che
dura è anche equilibrismo, silenzio.
Pensieri, e la
fermata dell'autobus. Scendo. Pochi passi e sarò a casa.
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