di Laura Maria Di Forti
(Presentazione di Angelo Perrone)
(ap) Il proverbio di oggi: “Se son rose fioriranno”. Conta la buona sorte? Oppure serve anche l’ingegno?
La tradizione popolare italiana
si è sempre espressa con proverbi e modi di dire, rimasti poi nella memoria
comune. Oltre le apparenze, non sono una ingenua semplificazione della realtà
con cui ci confrontiamo ogni giorno. Molto di più, uno sforzo per riflettere e
capire. E magari scovare il bandolo della matassa.
Interpretano sentimenti
diffusi, traducono in poche battute concetti complicati, tramandano una
saggezza solo apparentemente spicciola, qualche volta sono persino di aiuto per
suggerirci le mosse opportune. Ci hanno consolato, ammonito, contrariato. Ce ne
siamo serviti per affrontare momenti difficili e uscire da situazioni scabrose.
Già pubblicati: Il mattino ha l’oro in bocca, Non
dire gatto se non ce l’hai nel sacco, Tra
i due litiganti il terzo gode
Un
cuore d’oro e d’argento ho legato,
l’ho
legato ad un filo di seta color del cielo.
L’ho
fatto per ricordare il mio amore per te,
per te,
tesoro mio,
che
forse nemmeno mi vedi,
nemmeno
conosci il mio nome.
E
mentre tu sorridi,
del mio
tormento ignaro e del mio palpito,
e senza
conoscere il mio dolore vivi,
io
continuo il mio cammino e sogno.
Domani
forse, se la fortuna mi sarà compagna,
tu mi
guarderai e, come le rose sbocciano in primavera,
nel tuo
cuore per me nascerà il desiderio.
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