(Introduzione ad a.p.). In un tempo di incertezze e frammentazioni, il Natale torna a interrogarci come porto della memoria.
(a.p.) ▪️
La liturgia degli affetti
Una sala ricca di festoni colorati. Il bagliore delle candele accese. Lo scintillio delle palle dorate riflesso sul verde dei rami di abete. Le statuine dei personaggi intorno alla mangiatoia di una povera capanna. I pastori, provenienti dalle lontane montagne e in cammino da giorni in cerca di una luce. Le grida allegre dei bambini di fronte allo sfavillio dei dolci e alla serenità ritrovata degli adulti. Non uno stanco rituale di fine anno, da dimenticare al più presto, smaltita la frenesia del falso riposo, ma una festa in cui, anche per chi non è credente, è prezioso il regalo reciproco di pensieri fraterni, nel ricordo delle proprie radici, di ciò che ci ha formato come persone e ha costruito la nostra storia.
Le conquiste di una civiltà laica
Non dimentichiamo ciò che ci è caro, le nostre conquiste. Abbiamo imparato che si può discutere di tutto, senza paura; che il confronto e il dialogo sono le uniche strade percorribili in un tempo che sembra invece preferire l'urlo e la contrapposizione frontale. Abbiamo imparato che la libertà è il frutto faticoso e difficile, e perciò irrinunciabile, della storia; che infine nessuna rivelazione rende accettabile l’arroganza della verità o la pretesa di un'egemonia morale che escluda l'altro.
Perché non possiamo non dirci cristiani
Per questo non possiamo non dirci cristiani, ritrovando in quel termine una grammatica dei sentimenti e dei diritti che ci appartiene. È il silenzio sulla propria identità che crea smarrimento in una società atomizzata, la negazione di sé che diffonde il dubbio e impedisce di ritrovare la fiducia in un futuro comune. Oggi più che mai, rivendicare la propria storia significa costruire bussole per non perdersi nel mare del nichilismo. Non erigere muri.
Il coraggio della memoria
Il confronto con altre culture, o religioni, e differenti mentalità, non legittima la censura delle nostre memorie, la rinuncia alle proprie radici. Al contrario, un dialogo autentico è possibile solo tra identità consapevoli, non tra esistenze sbiadite dal politicamente corretto. L’esortazione al dialogo e al confronto che rivolgiamo agli altri esige che riprendiamo la parola per definire il nostro essere uomini. E i valori per i quali non siamo disposti a tacere, specialmente quando la luce del Natale sembra farsi fioca sotto il peso delle incertezze del mondo.
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