Una festa, i palloncini. Così leggeri nell’aria, affrontano anche inciampi ed imprevisti. Il viaggio tra le nuvole racconta qualcosa della vita stessa. Amicizie, litigi, nuovi incontri. E’ la strada tortuosa ed
incantata dell’esistenza
Racconto
(natalizio)
di Angelo Perrone
Erano due, gonfi
d’aria sino a scoppiare, con tanti disegni colorati sopra. Si guardavano l’un
l’altro senza invidia, pieni di ammirazione reciproca. Gli occhi allegri dei
bambini che giocavano nel parco si erano fermati ad ammirarli, quei due
palloncini svolazzanti.
C’era un vento che li
sospingeva nel cielo, avrebbero potuto volare molto in alto, ciascuno in una
direzione diversa e andarsene per proprio conto. Si sarebbero allontanati in
solitudine sino a scomparire alla vista dei bambini. Ma erano legati insieme, unendo
i fili che trattenevano a stento le bolle d’aria leggera; stavano vicini e ad
un certo punto iniziarono a ondeggiare.
Uno di essi era il
più lesto ed intraprendente a sollevarsi in alto, mentre il secondo tardava ad
orientarsi, sembrava non volersi muovere, quasi impaurito dalla solerzia e
temerarietà dell’altro.
Sembrava impaurito:
«Aspetta», gli disse, «non è il momento, forse il vento ci porta via, mi sento
spinto tanto in fretta, poi i bimbi ci guardano e vorrebbero che rimanessimo
ancora qui».
Allora il primo si
spostò di lato quasi per rallentare, e fece un lungo giro su se stesso, rimanendo
sospeso per alcuni istanti alla stessa altezza, il vento contrario ne frenava
lo slancio. Così, il palloncino azzurro si avvicinò all’altro, che pareva fermo
ed incerto, rivolse uno sguardo in alto verso l’infinito ed uno in basso verso
i bimbi, e, sempre oscillando, gli dette un leggero colpetto sulla pancia. «Coraggio»,
gli disse, «vieni a vedere qui, sentirai una brezza inebriante, i bimbi li
vedrai ancora e stavolta avranno tutti il nasino all’insù».
Il palloncino rosa,
a quelle parole, si ridestò, ricambiando il colpetto all’amico azzurro, sembrò
quasi che si fermasse ad accarezzarlo, immobile a mezz’aria, incuriosito da
quell’idea di sollevarsi di più, e in quel momento il vento lo sospinse
improvvisamente in alto, facendolo allontanare dal primo. Ma il filo che li
univa era abbastanza corto e non permetteva che si distanziassero troppo.
Per un po’ infatti
i palloncini si distanziarono tra loro, però, poi, quando il filo diventò teso,
ci fu una specie di contraccolpo, quello azzurro si sentì richiamato di scatto
verso l’alto.
«Aspettami tu, ora»,
gli disse, «dove vai da solo così di filato? Hai visto - vero - come è bello
lassù nel cielo? Io te l’avevo detto che ci saremmo divertiti a guardare
dall’alto i prati e i ruscelli. E immagina cosa c’è oltre quella montagna».
Così, il palloncino
azzurro, quasi più gonfio d’aria dopo il lungo ballo, si slanciò in alto per
raggiungere quello rosa, che stava guardando intorno, sorpreso dal panorama, ma
non perse d’occhio il filo che lo legava all’altro, aspettando le sue parole e
il suo slancio verso il cielo.
Il palloncino
azzurro non mise molto tempo a raggiungere quello rosa perché in quel momento
si era alzato un colpo di vento, sembrava che l’aria si interessasse solo di lui,
mentre quello rosa rimase per poco ad ondeggiare, guardando i disegni colorati
che erano dipinti su di sé.
«Dai, eccomi, ci
sono», disse il palloncino azzurro mentre si avvicinava a quello rosa, tanto
rallentato ed immobile da distrarsi e rimanere incantato a sentire uno strano
tepore improvviso che aveva percepito nell’aria.
«Ci sono accanto a
te, non mi vedi? Non mi senti?», gli disse per ridestarlo dal torpore, e per
farsi sentire meglio gli dette un colpetto sulla pancia, che lo fece sobbalzare
ridestandolo dai suoi sogni.
Il filo si
ingarbugliò e diventò più corto durante il percorso, i palloncini continuarono
a ballare tra loro sempre più intensamente, stavolta più vicini, e sembrò loro
che il vento in quegli spazi così ristretti creasse persino delle note musicali
ogni volta che si avvicinavano e si distendevano nell’aria.
I bambini sul prato
erano rimasti con il naso all’insù per tutto il tempo, a guardare i giochi dei
colori e dei disegni. Erano stati loro a gonfiare i palloncini e a legarli, e avrebbero
voluto correre a perdifiato tenendone il filo nelle manine facendoli svolazzare
in cielo.
Poi il bimbo più
piccolo, che manteneva fermi i due palloncini, aveva aperto all’improvviso la
sua manina, forse c’era stato un colpo di vento e uno strattone più forte del
solito, oppure era stato lui a distrarsi un attimo, e quelle dita non avevano
più tenuto il filo.
Era bastato un solo
attimo, il filo era sfuggito di mano, ed il bimbo, accortosi della fuga dei
palloncini verso il cielo, aveva fatto un salto in alto per riprenderlo. Il
corpicino era sobbalzato da terra senza però riuscire a nulla: i due
palloncini, birbanti, erano già a qualche metro di altezza, irraggiungibili, e
contenti di aver fatto una burla a quei bimbi.
Mentre i palloncini
si alzavano, i bambini si erano spostati a guardare in alto, ma i rami degli
alberi coprivano il cielo, e loro vedevano solo a tratti i palloncini lanciati
in aria.
Distinguevano i
bimbi ora l’azzurro ora il rosa, ma i palloncini erano simili a due macchie che
apparivano e scomparivano tra i rami. A volte li vedevano distanti tra loro, a
volte vicini.
Avevano sperato che
fossero rimasti impigliati nei rami per poterli riprendere, si interrogavano
tra loro sul modo di farlo e pareva che potessero riuscirci. Infatti per un
momento i palloncini erano rimasti quasi fermi, immobili, docili, e in attesa
di essere ripresi da quelle piccole mani; poi parve quasi che i rami li
allontanassero bruscamente, tanta era la velocità con cui quei palloncini
fuggivano via.
Ora, i bambini
avevano perso di vista i due palloncini, del tutto spariti ai loro occhi. Non
riuscivano più a scorgerli nonostante si spostassero e corressero in lungo e in
largo per cercarli. Non erano più sorridenti, e si leggeva la delusione sul
loro viso.
«Che strano non
vederli più». I palloncini che erano poco distanti fino ad un attimo prima ora
sembravano scomparsi definitivamente.
Non vedevano i
bimbi che i due palloncini, sospinti sempre più in alto dal vento in un punto lontano
del cielo, oltre una piccola nube e ormai fuori dai loro sguardi, avevano
appena iniziato una nuova danza.
Nessun commento:
Posta un commento