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Il "caso" allontana le persone

La nostra vita va incontro al suo destino, ma non ne conosciamo la trama

di Cristina Podestà
(Commento a Incontrarsi, di nuovo, PL, 17/12/17)

Ancora una volta la nostalgia di ciò che poteva essere e non è stato coinvolge il lettore nella struggente atmosfera che si crea tra i due protagonisti: l'autogrill pulsante delle vite più diverse e variegate scompare, e la scena si sofferma solo su Anna e Giulio, come in un tempo fermato, in una foto, in un fermo immagine. Esistono solo e soltanto loro, con il profumo di un tempo, la luce di allora, proiettati indietro, sbalzati fuori in uno spazio/non spazio.
Anna però, quasi subito, nella sua concretezza di donna con i piedi per terra, appare realisticamente consapevole dei propri errori e rassegnata; Giulio, adesso, più sentimentalmente fragile, dentro l'animo del quale l'incontro lascia il turbamento quasi adolescenziale, sente che vorrebbe recuperare il tempo perduto. 
Ma ecco che entra in gioco a gamba tesa il caso, come evento accaduto, capitato per cause che esistono ma non sono conosciute, non sono lineari né tantomeno prevedibili.
Da Democrito ad Epicuro e finanche a Platone e Aristotele, troviamo il caso che imperversa nella vita degli uomini, che condiziona le loro esistenze anche se, in fondo, ognuno di loro può scegliere tra le varie opportunità. La Moira, il Fato nei popoli antichi rappresentavano la necessità suprema e ineluttabile, il potere misterioso e incontrastato.
Nel cristianesimo il caso si configura come Provvidenza di cui ampiamente ci ha parlato Alessandro Manzoni e, via via, fino ai moderni filosofi e studiosi che vedono il caso come qualcosa che tiene in sè la disorganizzazione e il disordine ma che, per rovesciamento, può divenire esso stesso organizzazione (Hubert Reeves).
Nella storia di Anna e Giulio il caso è stato dirimente, ma ora? Sono in tempo per recuperare? Il racconto lascia aperte le opportunità. Se la continuità del tempo viene intesa come successione temporale, contemporaneità e durata forse i due non si incontreranno più: ormai sono incanalati in strade parallele e pertanto è assai difficile smantellare delle vite strutturate. Ma se si sposa la concezione ciclica del tempo, essi potranno sicuramente avere una seconda opportunità.
"La memoria è la continuità del tempo, permette alla conoscenza di proseguire"(Dacia Maraini). Anche a me piace pensare ad un finale aperto per Anna e Giulio. Forse, chissà...!

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