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Le mani sul futuro

I ricordi a volte attenuano il gusto dell’avventura, che comunque rimane un rischio

(ap) Deposito di percezioni, di idee, di esperienze, la memoria è luogo del tempo vissuto e delle fantasticherie provate.
Si muove in un orizzonte sconfinato, nel tentativo di trattenere ciò che può sfuggirci in ogni momento: presenze, spinte creatrici, illusioni.
Uno sforzo spesso vano: l’oblio agisce in fretta, nasconde i ricordi, maschera le immaginazioni, crea un solco tra noi e le spinte fantasiose di un tempo. Trasforma il passato in un abisso animato solo da presenze nascoste, tracce smarrite dell’esistenza.
Però è proprio questo spazio così vuoto, e però colmo di pensieri perduti, a liberare le storie vissute dalla prigionia del tempo. Certo, così si allontana anche la dolcezza dei momenti più esaltanti, con il ricordo degli amori cercati o mancati, ma nello spessore del quotidiano i distacchi accendono la luce del futuro.
Proprio dalle assenze e dalle solitudini riprende il rischio dell’avventura. Un tragitto anche di fugacità ed immaginazione, non solo di speranze, perché non c’è una formula perfetta. D’altra parte, quali mani ha il futuro se non le nostre?

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