La storia di Lorenzo e dei
suoi amici di infanzia Nicola e Maria. Un rapporto che non lo protegge da atti
di violenza per il segreto che custodisce e che lo porta verso la tragedia. A
distanza di tempo, la ricerca della verità su quel suicidio è anche l’inizio di
un percorso di crescita individuale
Romanzo
di Marina Zinzani
Riassunto delle puntate
precedenti
Nicola vuole riparare al senso di colpa che si
porta per la morte di Lorenzo, l’amico omosessuale morto suicida, e va a
cercare l’amica di allora, quella con cui lui e Lorenzo hanno passato tanto
tempo, fatto tanti viaggi: Maria.
Ma Maria è un’altra donna adesso, distaccata, non
c’è più niente della ragazza spensierata e semplice di allora.
E Maria non sa rispondere a una domanda precisa
che Nicola gli fa, su un appunto trovato fra gli scritti di Lorenzo: “Maria ci
ha sorpreso”.
Il romanzo è pubblicato a puntate, in queste
date: 20, 23, 26, 29 novembre; 2, 5, 8, 11 dicembre 2017. Ognuna con brevi note
illustrative, anche per dar conto delle puntate precedenti.
IL RISARCIMENTO
(6 capitolo)
La sala si stava riempiendo.
Nicola era in piedi, accanto a Romana. Si erano dati appuntamento davanti alla
sua libreria, ed erano andati insieme alla presentazione di un libro. Il
professor Riccardi doveva fare l’introduzione dell’evento, questo gli aveva
detto l’amica.
Nicola aveva fotocopiato le
poesie di Lorenzo e gliele aveva portate.
“Ah, finalmente! “ disse
Romana, con la luce negli occhi.
“Te le ho portate tutte.”
La donna diede subito
un’occhiata a quei fogli. Iniziò a leggere.
“Però… accidenti… come
scriveva…” disse Romana, con una certa commozione.
Subito dopo si palesarono un
uomo e una donna. Nicola li riconobbe.
“Ma no! Non ci credo! Sei
Nicola!” esplose Barbara abbracciandolo.
“Sì, sono proprio io…”
“Ehi, quanti anni sono
passati?” lo salutò con calore Andrea, abbracciandolo pure lui.
“Tanti, davvero tanti…” disse
Nicola emozionato.
Rivedere i due amici,
compagni di quegli incontri a casa del professore, gli fece battere il cuore.
“Che fai? Ti sei sposato, hai
figli?” chiese Barbara.
“Sì, mi sono sposato, ho una
figlia, e tu?”
“Eh, dopo ti racconto… una
lunga storia…” disse Barbara guardando Romana con cenno d’intesa.
“Le tue storie non sono
semplici da raccontare…” rispose sorridendo l’amica.
Il clima era caloroso, una
rimpatriata di amici che si trovava dopo tanti anni, anzi, loro si
frequentavano, era Nicola che era rimasto ai margini, che non aveva frequentato
più nessuno.
“C’è anche Guido, deve
arrivare anche lui…” disse Barbara.
Nicola se lo ricordava Guido.
Era un po’ in sovrappeso allora, ma se lo trovò di fronte dimagrito, con la
barba un po’ lunga e un foulard nero e grigio a scacchi attorno al collo.
“Oh, Guido, ma lo riconosci?”
chiese Romana.
Guido lo fissò incredulo.
“Nicola! Sei tu! Ma dov’eri
finito?”
Nicola sorrise imbarazzato.
Era sorpreso. Non sapeva cosa dire. Vedeva quegli amici così calorosi, che
sembravano entusiasti di vederlo. Sì, dove si era messo in tutti quegli anni?
Non sapeva rispondere:
davanti agli occhi vedeva solo scene sfuocate, cercava di ricordare cosa avesse
fatto in più di vent’anni e non ricordava niente di particolare. Aveva
lavorato, si era sposato, aveva cresciuto sua figlia, che poi era stata
cresciuta più dalla madre, e che adesso gli parlava solo quando aveva bisogno
di soldi… Aveva fatto delle vacanze al mare, sempre sulla riviera romagnola,
aspettato il venerdì sera come una liberazione dalla noia di un lavoro in
banca, aveva avuto tutte le domeniche sere la malinconia della pausa finita e
del lunedì incombente, e poi… qualche amico, o forse no, erano amici di Nina,
coppie con cui uscivano dei sabati sera, una pizza, un cinema ogni tanto,
prendersi un gelato. Aveva frequentato gente che non aveva letto un libro da
anni, che andava al cinema per vedere film commerciali che avevano incassato
molto e che facevano ridere, gente che al massimo parlava di figli, tutti
migliori di Rosa a quanto pareva, che parlava di pettegolezzi, di gossip
ricavato da giornaletti che leggevano le mogli.
Dove si era messo… Romana,
Barbara, Andrea, Guido: in fondo non li trovava male… Avevano un certo brio…
perché poi essere lì ad ascoltare il professore dopo più di vent’anni
significava pure qualcosa… Erano di quel gruppo del sabato pomeriggio e,
incredibile, erano rimasti in contatto, e avevano ancora rapporti con il
professore… Nicola era incredulo. Incredulo e triste. Sì, dov’era finito in
tutti quegli anni? Come accidenti aveva vissuto?
Non c’era Maria lì, avrebbe
potuto esserci anche lei, ma era stata così poco interessata alle poesie di
Lorenzo. Era chiaro che aveva detto che accettava di contribuire per non
sfigurare, e invece Romana si era arrabbiata quasi con lui quando non gliele
aveva portate, la seconda volta alla libreria…
E quei ragazzi avrebbero
contribuito… Barbara, dolce, frizzante, calorosa, Andrea, un po’ sulle sue ma
dal volto sereno, no, lui non era invecchiato, e nemmeno Guido dimostrava i
suoi anni, e Romana, sì, lei non si curava tanto, ma che grinta aveva ancora
quella donna…
Un uomo arrivò alle loro
spalle. Si girarono.
“Professore!” l’accolse
Romana dandogli la mano.
Lui la strinse forte e gliela
tenne qualche secondo.
“Professore, ha visto la
sorpresa che le ho fatto! Chi le ho portato?”
Nicola deglutì. Si sentì
pietrificato. Impacciato, senza parole.
“No! Nicola!” disse il
professore, stringendogli la mano e accennando un abbraccio.
“Ma cosa sono passati… decenni…?”
“Sì, professore… ma lei è
sempre lo stesso… non sembra passato tutto questo tempo…”
“No, ragazzo mio, gli anni
passano, passano…”
Il gruppetto era lì, in
piedi, mentre delle persone stavano prendendo posto al tavolo dove c’erano i
microfoni.
“E allora, Nicola? Cosa mi
racconti… Romana mi ha detto che hai ritrovato le poesie di Lorenzo… eh, sì, è
una grande idea quella di pubblicarle, e poi Romana esporrà i libri nella
libreria, è semplice… “
“Sì, le ho trovate, e si può
cominciare da lì… Ci sono anche altre cose che ha scritto, ma le poesie sono
veramente belle…”
“Quando Romana me l’ha detto
quasi non ci credevo… contribuiamo un po’ tutti, e mi sa che devo fare la
prefazione, i tuoi amici hanno tanto insistito…”
“Sarebbe bellissimo, e poi
aggiungere qualche commento, non so… lei è la persona più adatta.”
Che gaffe. Nicola si morse la
lingua. Chissà cosa aveva capito il professore. La persona più adatta… dopo
quelle chiacchiere. Panico. Cercare di rimediare.
“E’ una cosa bella quella che
fate, Nicola, molto bella” disse il professore che non aveva raccolto la frase
ambigua di Nicola.
“Sì, penso anch’io, lui
diceva sempre che desiderava vedere un suo libro pubblicato…”
“Ma soprattutto glielo
dovete… per risarcirlo…”
Glielo dovete, per
risarcirlo. Dire in poche parole tutto, i pensieri di giorni arrovellati, la
confusione che regnava su ogni cosa, la noia delle cose sempre uguali, il cibo
cotto nel microonde, il tram, il quotidiano sportivo, e poi, poi tutto si
esprimeva in poche essenziali parole: glielo dovete, per risarcirlo.
Il professore andò a sedersi
nel lungo tavolo dove stava lo scrittore che presentava il suo libro, accanto
ad una donna.
Nicola prese posto assieme a
Romana, gli altri in alcune poltrone poco distanti.
“E cosa fanno adesso quei ragazzi?
Vi ritrovate quindi ancora con il professore…”
“Sì, almeno una volta al mese
ci troviamo con lui… con loro anche più spesso… Barbara è una volontaria del
Fai, hai presente?”
“Sì, bello…”
“Andreino è stato dei mesi
fuori, era con “Medici senza frontiere”, ogni tanto riparte…”
“Uhm…”
“Invece Guido è un
infermiere… di notte è con i volontari che vanno in giro per Milano a portare
da mangiare ai barboni, a dargli delle coperte…”
Nicola abbozzò un sorriso.
“Poi lavorano, chiaramente…
Andreino è separato… gli altri… te lo diranno loro… Dopo, quando hanno finito,
potremmo andare a prendere qualcosa da bere, e così parliamo dei dettagli del
libro, devo avere qualche idea sulla pubblicazione, così parlo con l’editore…”
Erano voci bisbigliate,
c’erano i bisbigli che precedono un’attesa, l’inizio di qualcosa, qualcuno che
prende il microfono e si fa silenzio, ma in quei bisbigli c’erano parole
pesanti, importanti: Barbara volontaria del Fai, Andrea con “Medici senza
frontiere”, Guido di notte con i barboni… Tutti ancora legati al professore…
I barboni, le coperte, la
notte, è freddo a Milano d’inverno la notte, fa freddo, e c’è gente che non ha
neanche una coperta da coprirsi…
“Dove stiamo andando?” aveva
detto Nicola.
“Segui me, dovrebbe essere
là, in quella stradina, è sempre là” aveva risposto Lorenzo, che camminava con
passo deciso.
“Ma chi?”
“Fa freddo di notte, non vedi
che siamo sotto zero, è tempo da neve…”
“Sì, lo so, mi sono fatto
mettere il piumone pesante…”
Lorenzo camminava spedito,
senza dire cosa avesse intenzione di fare.
Girarono per una stradina, e
lì Lorenzo tirò un sospiro.
“Eccolo, è ancora qui,
benissimo.”
Una coperta, Lorenzo aveva in
una sportina una coperta e l’aveva data al barbone. Nicola l’aveva guardato
senza parole, aveva visto che gli dava anche qualche moneta.
I barboni, i giri nella
notte, sua figlia Rosa che tornava a volte di mattina, la ciocca di capelli
fucsia a cui se ne sommava adesso una azzurra, la notte e i volontari, gli ex
studenti del professore… I pensieri, i ricordi vagavano e poi tutto fu
silenzio, la voce del professore si levò e riempì la sala ed entrò dentro quei
corpi lì seduti, dentro i loro pensieri e li spazzò via, e portò la pace della
sua voce pacata e il piacere sottile, intenso, vibrante delle sue parole.
Niente era cambiato da
allora. Il professore incantava ancora. L’applauso finale fu liberatorio, con
Nicola che guardò Romana con cenno d’intesa, sorridendo.
E lei guardò Nicola con uno
sguardo d’affetto e quasi pietà. Come se sapesse, come se avesse capito quanto
fosse stato difficile per lui sopravvivere alla morte di Lorenzo.
E mentre la voce dello
scrittore si levava, con discorsi meno interessanti, Nicola sentì affiorare un
ricordo, segreto, che aveva rilegato nella sua mente per tutti quegli anni.
Loro tre in treno fino a
Rimini. C’era una mostra, ma soprattutto c’era la riviera con la sua vita, la
vita dei giovani spensierati. Lorenzo era seduto in treno davanti a lui, il suo
volto perfetto, il lieve filo di barba.
Per un attimo, come se avesse
fumato una droga misteriosa, Nicola non aveva più sentito limiti nella sua
mente, e aveva provato una forma di desiderio mai avvertita prima e aveva
incrociato lo sguardo di Lorenzo e si era spaventato che quella porta chiusa a
chiave potesse essere accessibile, aperta anche a lui, maledettamente
pericolosa.
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