Ho
sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e
ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche
così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il
mio dura tuttora, né più mi occorrono
le
coincidenze, le prenotazioni,
le
trappole, gli scorni di chi crede
Ho
sceso milioni di scale dandoti il braccio
non
già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con
te le ho scese perché sapevo che di noi due
le
sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano
le tue.
(ap) Era
molto miope, Drusilla Tanzi, scomparsa nel 1963, alla quale Eugenio Montale
dedicò questa poesia che fa parte della raccolta "Satura", pubblicata nel 1971.
Traendo spunto dalla forte miopia della moglie, il poeta ricorda le numerose
volte nelle quali l’aveva aiutata a scendere le scale e così rimane sorpreso e
stupito di fronte alle sensazioni che prova ora, al pensiero che la donna non
c’è più.
In un
dialogo interiore con se stesso e in un affettuoso colloquio a distanza con la
moglie, gli torna alla mente “il lungo viaggio” percorso, immagine simbolica
della vita trascorsa insieme e di ogni istante
vissuto l’uno accanto all’altra, in un’esperienza esistenziale lunga e
profonda.
Ora, con la perdita della moglie, il tempo presente rivela il “vuoto ad ogni gradino” di quelle scale discese mille volte, mostrando il dolore della perdita umana e la sensazione dolente della brevità del viaggio.
Ora, con la perdita della moglie, il tempo presente rivela il “vuoto ad ogni gradino” di quelle scale discese mille volte, mostrando il dolore della perdita umana e la sensazione dolente della brevità del viaggio.
Attraverso
un linguaggio che tende alla prosa e in cui prevalgono temi personali e intimi,
la vita è paragonata dunque ad un viaggio, percepito antiteticamente nella
lunghezza e profondità del passato e nella brevità e caducità del tempo
presente.
Il poeta, sopravvissuto
alla moglie, continua da solo il viaggio. Molte cose sono cambiate. Le
esperienze vissute e la stessa mancanza della moglie lo portano a vivere in una condizione
psicologica del tutto diversa, cioè nel distacco dagli affanni, dagli inciampi,
dalle stesse delusioni della vita, in fondo nel disincanto di fronte alle
“coincidenze”, alle “prenotazioni”, alle “trappole” che la pervadono.
Alla vita reale, egli non attribuisce più importanza, al contrario di quel che fanno coloro che credono che la realtà sia solamente "quella che si vede".
Alla vita reale, egli non attribuisce più importanza, al contrario di quel che fanno coloro che credono che la realtà sia solamente "quella che si vede".
La donna,
che per la sua miopia vedeva le cose a stento e con fatica, sapeva invece
scorgere cose profonde, intuire verità essenziali, ed era capace di offrire generosamente al poeta una luce
interiore che ne illuminava l’esistenza, rivelandone aspetti sconosciuti.
Quelle della moglie, pur così offuscate, erano le vere pupille del poeta, le più autentiche, con cui poteva avvertire percezioni nuove e scorgere angolazioni misteriose.
Quelle della moglie, pur così offuscate, erano le vere pupille del poeta, le più autentiche, con cui poteva avvertire percezioni nuove e scorgere angolazioni misteriose.
Così, trova sublime
interpretazione il gesto del poeta di dare il braccio alla moglie miope per scendere
le scale “milioni di volte”, occasione per lui non solo di aiutarla ma anche di
trarre da lei ispirazione e consolazione, giacché egli sapeva che quelle della
moglie erano “le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate".
L’amore per
la moglie scomparsa si nutre di un sentimento di riconoscimento che diventa
sensazione generale di gratitudine verso la figura femminile. Attraverso quelle
rime, si manifesta, oltre all’amore per la moglie, il tema lirico della donna vista come
strumento di salvezza e come guida verso l’autenticità.
Lo sguardo
che il maschile rivolge al femminile si arricchisce nel ‘900 di un’altra
espressione straordinaria, nel solco della lirica dei poeti del dolce stil novo
e soprattutto di Dante che, nel sonetto “Tanto gentile e tanto onesta
pare”, descrisse la sua Beatrice, come "cosa venuta /
di cielo in terra a miracol mostrare".
In un’epoca, e in una poetica, qual è quella di Montale, che avverte l’inquietudine
del “male di vivere”, e consiglia l’atteggiamento di “divina indifferenza”, si
scorgono inaspettatamente gli echi di un tema lirico antichissimo.
Quello che racconta la donna come entità realmente esistita certamente, di
cui cantare la dolcezza dello sguardo e la grazia, ma anche come sinonimo
dell’indefinibile, creatura quasi celeste, riflesso dell'ansia di ascesi
spirituale e di purificazione interiore, infine illuminazione dello spirito.
Nessun commento:
Posta un commento