Una
storia che pareva non finire mai, poi una lettera improvvisa, per dire le
parole che non si sarebbero mai volute ascoltare
Racconto
di
Paolo Brondi
Tornato
in studio, sfogliai la posta. Si era rifatta viva Giulia inviandomi per fax un lungo messaggio. “Roberto
caro, mio caro Roberto. Quanta malinconia e
nostalgia in questi miei ultimi giorni. La tua immagine, i tuoi moti, la tua
simpatia di accenti, gli scatti di impazienza, la luce intensissima nel viso,
negli occhi, nelle movenze tutte.
Ripercorro la nostra vicenda di due esistenze in parallelo che infine hanno sovvertito le regole, si sono incontrate ed hanno camminato insieme e contro la banalità degli accadimenti tutti.
Ripercorro la nostra vicenda di due esistenze in parallelo che infine hanno sovvertito le regole, si sono incontrate ed hanno camminato insieme e contro la banalità degli accadimenti tutti.
Ma, come
dice Calvino nelle sue lezioni americane, quando si vive un impatto eccessivo
con il vedere, il sentire, si finisce paradossalmente per conseguire il
contrario. Si altera il senso del tempo. Si velocizza la memoria. Ed è proprio
dalla mia “esperienza americana” che in me è avvenuto un rivolgimento. Vano è
stato l’ascolto lungo delle sirene, le promesse di rinnovata e trionfante
gioventù, la sfida della marcia lunga dei tempi, in un cammino tutto a ritroso.
La razionalità sta ormai prendendo il sopravvento, suggerendo azioni.
Finirò per
stabilirmi a Milano, fra pochi giorni sarò in Scozia come interprete in un
meeting finanziario. Ho portato con me il tuo regalo. L’ho aperto. E’
meraviglioso! Lo conserverò come un tesoro, il tesoro del nostro amore, l’unico
vero amore, donato dal tempo che è stato. E ora il mio tempo, come del resto
forse il tuo, se ne va addensando le nebbie e seminando su tutto un tappeto di
foglie, la caducità delle foglie, come di un amore. Che dire, che fare. Oggi
non so, ma so che la mia vita dovrà cambiare. Ti abbraccio. Addio. Mio Roberto,
già la tua Giulia ! ”.
Una nuvola
gonfia di pioggia oscurò la luce del sole e nella stanza si addensarono ombre.
Similmente, i miei sentimenti, mentre leggevo quelle parole, trascoloravano
passando dal roseo della sorpresa al nero-rossastro della malinconia.
Avevo
sempre pensato che non sarebbe durata, ma la sua presenza nel mio cuore e nella
mia mente, per così lunghi anni, aveva lasciato una traccia indelebile e ora
quelle parole evocanti caldo contatto e freddezza di fuga mi si rivoltavano
dentro colme di lacrime.
Riposi il messaggio in un cassetto della scrivania, forse,
più avanti, lo avrei riletto. Intanto, dissolte le nuvole, il sole compiva il
suo giro e stava tuffandosi nel mare. Uscii dallo studio e a passi veloci
raggiunsi la spiaggia riuscendo a cogliere l’attimo dell’ultimo barbaglio di
sole.
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