sabato 2 dicembre 2017

Dirsi addio

Una storia che pareva non finire mai, poi una lettera improvvisa, per dire le parole che non si sarebbero mai volute ascoltare

Racconto
di Paolo Brondi

Tornato in studio, sfogliai la posta. Si era rifatta viva Giulia inviandomi per fax un lungo messaggio. Roberto caro, mio caro Roberto. Quanta malinconia e nostalgia in questi miei ultimi giorni. La tua immagine, i tuoi moti, la tua simpatia di accenti, gli scatti di impazienza, la luce intensissima nel viso, negli occhi, nelle movenze tutte.
Ripercorro la nostra vicenda di due esistenze in parallelo che infine hanno sovvertito le regole, si sono incontrate ed hanno camminato insieme e contro la banalità degli accadimenti tutti.
Ma, come dice Calvino nelle sue lezioni americane, quando si vive un impatto eccessivo con il vedere, il sentire, si finisce paradossalmente per conseguire il contrario. Si altera il senso del tempo. Si velocizza la memoria. Ed è proprio dalla mia “esperienza americana” che in me è avvenuto un rivolgimento. Vano è stato l’ascolto lungo delle sirene, le promesse di rinnovata e trionfante gioventù, la sfida della marcia lunga dei tempi, in un cammino tutto a ritroso. La razionalità sta ormai prendendo il sopravvento, suggerendo azioni.
Finirò per stabilirmi a Milano, fra pochi giorni sarò in Scozia come interprete in un meeting finanziario. Ho portato con me il tuo regalo. L’ho aperto. E’ meraviglioso! Lo conserverò come un tesoro, il tesoro del nostro amore, l’unico vero amore, donato dal tempo che è stato. E ora il mio tempo, come del resto forse il tuo, se ne va addensando le nebbie e seminando su tutto un tappeto di foglie, la caducità delle foglie, come di un amore. Che dire, che fare. Oggi non so, ma so che la mia vita dovrà cambiare. Ti abbraccio. Addio. Mio Roberto, già la tua Giulia ! ”.
Una nuvola gonfia di pioggia oscurò la luce del sole e nella stanza si addensarono ombre. Similmente, i miei sentimenti, mentre leggevo quelle parole, trascoloravano passando dal roseo della sorpresa al nero-rossastro della malinconia.
Avevo sempre pensato che non sarebbe durata, ma la sua presenza nel mio cuore e nella mia mente, per così lunghi anni, aveva lasciato una traccia indelebile e ora quelle parole evocanti caldo contatto e freddezza di fuga mi si rivoltavano dentro colme di lacrime.
Riposi il messaggio in un cassetto della scrivania, forse, più avanti, lo avrei riletto. Intanto, dissolte le nuvole, il sole compiva il suo giro e stava tuffandosi nel mare. Uscii dallo studio e a passi veloci raggiunsi la spiaggia riuscendo a cogliere l’attimo dell’ultimo barbaglio di sole.

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