Forme umane sfuggenti in certi luoghi
singolari, lontani dalle zone urbane
di Bianca Mannu
Intorno alle città delle parole –
di quelle che mimano marmi e bronzi
di quelle che paiono cresciute
sull’acciaio
di quelle con la faccia di vetro
e il trucco di cristallo
- plastica polistirolo e cuore
artificiale –
- proprio intorno a quelle -
sono sorte - senza autorizzazioni -
certe insolite formazioni.
Bizzarri agglomerati per visitatori
di provenienza oscura –
apolidi e figli di nessuno
incalzati da febbri e da deliri.
Abitanti? - Quasi nessuno
che si dichiari tale.
Di strade - come quelle che tu sai -
si fa senza.
Sono piuttosto direzioni di
frequenza -
flussi di zattere /parola -
tra grigi magazzini di pensieri
di marchio o di ascendenza
sconosciuti
senza serie numerica
o segni di riconoscimento -
fabbriche in nero
di abbozzi semiarticolati
in uscita clandestina
privi di cedola di destinazione.
Parole? Piuttosto quasi.
Le «disabili a significare»
guardano in cagnesco le
«trasgressive»
assiepate tra luci e ombre
per preconizzare in gruppo gli
accidenti.
Le «incompiute» - di breve durata-
tendono la mano alle « logorate»
per l’insano mestiere di annusare
il corso degli eventi tendenziali.
Altre - «catatoniche» -
giacciono abbandonate
alla stregua d’esiti illegittimi
di relazioni illecite
sulle ciglia dei verbi
costretti al celibato.
Comunanza precaria
di sorde voci indiziarie
fluisce in pozze
e non rispecchia niente.
E’ questo - mi dico - il paese di
Ponente
che ha smarrito il suo solito logo?
O forse è questo il luogo
fuggito dal paese?
A-topos -
non-infero - non superno –
non parnassiano -
mio disadorno pantano!
M’imbratto - mi contamino - m’infetto
per principiare a divenire ciò che
sono
e posso diventare … Forse umana?
E così sia!
Orme - quasi forme - oscure matrici!
Chi frequentò queste pendici
lasciò a retaggio
- da usare con le molle -
qualche residuo del suo passaggio
folle.
aspirando il sapore del fumo per sfidare la tosse...
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