I ministri Salvini e Bonafede (foto Corriere Sera) |
La cattura di Cesare Battisti, terrorista omicida, latitante da 37 anni, è una buona notizia. Ma l'operazione è offuscata dalla scena di Ciampino: ministri pronti ad accogliere il ricercato con parole inappropriate sul suo arresto: uno show della politica
(ap*) Un ministro della Repubblica non va ad accogliere
all’aeroporto un latitante finalmente assicurato alla giustizia italiana. Non
lo fa nemmeno quando si tratti di un soggetto evaso, come Cesare Battisti,
fuggiasco da 37 anni, dopo che plurime sentenze definitive dei giudici italiani
ne hanno stabilito la colpevolezza per crimini efferati commessi in nome
dell’ideologia terroristica di quegli anni, in cui si consumò una battaglia
devastante contro lo Stato.
Era la stagione che portò all’assassinio alle spalle
del maresciallo Santoro, all’omicidio dell’agente Santoro, alla vendetta ai
danni del macellaio Sabbadin o del gioielliere Torregiani, rei soltanto di
essersi opposti alle rapine commesse per scopi di finanziamento dai gruppi del
Pac, i proletari armati per il comunismo.
Non lo fa neppure se la latitanza scandalosa di
questo criminale si è protratta per così lungo tempo, grazie alla complicità di
altri delinquenti, di Stati che lo hanno protetto in modo indegno, soprattutto
di pseudo intellettuali che hanno perpetrato sistematicamente il travisamento
della verità, dipingendo il Battisti, un caso di tragica omonimia con un vero
martire della libertà, come un ribelle, vittima della tirannia vendicativa
dello Stato italiano, un pover’uomo meritevole di protezione e di salvaguardia,
a dispetto del dolore delle vittime innocenti, e del senso di equità in questo
paese, dove le condanne pronunciate dai giudici semplicemente si eseguono, e il
colpevole va in galera.
Non lo fa, il gesto di recarsi in bella mostra ad
assistere all’arrivo del catturato, nemmeno se questo latitante finalmente arrestato,
che non si è mai ravveduto, nello scendere dall’aereo che lo riporta in Italia,
prima di avviarlo in un carcere dove dovrà scontare l’ergastolo si mostra,
indegnamente, “spavaldo, sprezzante, arrogante”, come i giornalisti presenti
hanno potuto osservare.
Un ministro della Repubblica non si reca sul posto
della consegna di un simile criminale, indossando impropriamente la divisa
della polizia, per annunciare che “la pacchia è finita” né per dire che quel
delinquente dovrà “marcire in galera”.
Non si esprime in questo modo per dire che la
giustizia ha fatto ora un passo decisivo nell’esecuzione di una sentenza di
condanna. Tanto meno per rimarcare, dopo una cattura che fa solo onore alla
tenacia degli investigatori e dei giudici, che per questo evento lo Stato è
rispettato e rispettabile, perché lo Stato merita rispetto e onore per il
lavoro che i suoi servitori svolgono ogni giorno in silenzio, senza inseguire
la scena della pubblicità né rubare l’attenzione dei media.
La cattura di un latitante pericoloso racconta
soltanto che il depistaggio internazionale della verità è stato finalmente
smascherato, che per tutti vi è una buona notizia, la certezza della pena
inflitta dai tribunali italiani dopo numerosi processi svoltisi nel rispetto di
tutte le regole di giustizia, praticamente – è sconvolgente? - una storia di
ordinaria amministrazione in un paese fondato sul diritto.
Eppure, in quell’aeroporto militare dove si
sanzionava questa elementare verità, solerti avieri erano solleciti ad erigere
rapidamente un palco, sì un palchetto provvisorio ai margini della pista di
atterraggio, per consentire a importanti ministri della Repubblica di salirvi
nell’occasione. Per fare i loro discorsi, mettersi in mostra, pronunciare parole
stonate ed inopportune, tra gli scatti frenetici dei fotografi e gli sguardi
stupiti degli osservatori.
Nessuno dei quali ricordava di aver assistito ad una
scena simile per altre vicende, scena tanto solenne quanto inappropriata, in
cui le ragioni della giustizia, appannate e misconosciute, sono rimaste
dolorosamente ai margini. Perché lo spazio era soltanto quello di un effimero
show della politica. Il ghigno sprezzante di Battisti sotto il pizzetto era
meno importante.
* Vedi anche La Voce di New York:
L’arrivo in Italia di Cesare Battisti: un palco di troppo per Matteo Salvini
L'arresto del terrorista è una buona notizia per tutti. Ma se diventa occasione di show per certi ministri della Repubblica...
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L’arrivo in Italia di Cesare Battisti: un palco di troppo per Matteo Salvini
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