Janusz Korczak |
27 gennaio, giorno della memoria: per non dimenticare l'orrore
Commento di Marina Zinzani
DITE
di Janusz Korczak
Dite:
è faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
bisogna mettersi al loro livello,
abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
E’ piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi
fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.
Un
medico polacco che si occupa di un orfanotrofio nel ghetto di Varsavia. Un
medico che diventa come un padre per quei bambini abbandonati, che non hanno
conosciuto altro che sofferenze e povertà. Insegnerà loro la poesia, la musica,
il teatro.
Quando
i bambini vengono deportati nel campo di sterminio di Treblinka, il 5 agosto
1942, il medico potrebbe fuggire, alcuni sono disposti ad aiutarlo. Ma lui
resta con i suoi bambini, non li abbandona. E morirà con loro.
Prima
della partenza per Treblinka, farà rappresentare ai suoi ragazzi un lavoro
teatrale di Tagore. Questo medico si chiamava Janusz Korzach. “Non ci è
concesso lasciare il mondo così com’è” scriveva.
Era una mattina di gennaio di circa venti anni fa, undici gradi sotto lo zero, il campo di Dachau addormentato sotto venti centimetri di neve ed un silenzio assordante...quattro visitatori in tutto.
RispondiEliminaquel monumento alla malvagita' non lascia scampo, scommetto che c'e' freddo anche d'agosto.