A Lucca (foto ap) |
L’immagine degli
alberi evoca storie ed esperienze
di Marina Zinzani
Ci
sono tanti tipi di alberi. Alcuni sembrano fuscelli che crescono lievi, il
vento e la pioggia sembrano abbatterli, piegarli. Qualcuno si spezza.
Ci
sono alberi che hanno una lunga storia, sono possenti, hanno retto alle
intemperie del tempo, al logoramento degli anni.
Ci
sono alberi che diventano ritagli di bellezza, con le loro forme e i loro
colori, lungo una strada in collina, lungo un viale, l’armonia delle forme
addolcite.
Ci
sono uomini che sembrano alberi, perché sono forti, rassicuranti, hanno
qualcosa di antico dentro che li fa sembrare come rocce. Ci si affida a loro,
per proteggerci dalle paure, dal freddo dell’inverno.
Ci
sono alberi che sono cresciuti, alberi con foglie singolari, che assumono in
autunno meravigliose sfumature.
Ci
sono alberi che sentono, ascoltano i pensieri di un uomo sulla panchina,
sorridono alle parole di una bambina, ai
suoi giochi.
Alberi
secchi, con poche foglie, alberi e uomini incapaci di dare, irrigiditi, il
verde di un prato disperso nel tempo, solo erba bruciata resta attorno a loro.
E
l’anziano che va al parco, e si siede su una panchina, respira, respira meglio
in mezzo agli alberi. Anche lui ha una storia, una storia di cortecce, di
foglie cadute, di stagioni che ricominciano, con foglie nuove e altre mete.
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