L’oscar per il miglior
film a “Parasite”, un racconto dai bassifondi della società: drammatico e
sconvolgente
di Marina Zinzani
“Parasite”
del sudcoreano Bong Joon-ho non è un film a cui siamo abituati. Drammatico,
surreale, spiazza lo spettatore. E racconta il nostro tempo.
La
famiglia di poveri, estremamente poveri che si fa assumere, senza citare che
sono tutti parenti, da una famiglia ricca, fino a prendere possesso della casa
quando loro sono via per una breve vacanza e assaporare quella ricchezza così
impensabile, sognata, è una trama originale, dagli esiti imprevedibili.
Il
bene materiale diventa per queste persone la cosa che va sopra a tutto, ad ogni
morale. Vivono nei bassifondi, nel sottosuolo si direbbe, mentre i ricchi
vivono in una casa bellissima, ai piani alti.
Per
arrivare a godere delle briciole di una parvenza di ricchezza e farsi assumere,
questa famiglia farà perdere il lavoro a precedenti dipendenti. La disperazione
della povertà, del divario enorme fra le classi sociali, farà abbandonare il
principio morale, farà fare tutto in nome del denaro tanto agognato. Ma su
tutto c’è la tragedia del sottosuolo e dei suoi abitanti, che fa mutare ogni
visione della vita, lasciando alle spalle sentimenti ritenuti obsoleti per
avere la propria parte. Soprattutto materiale.
Film
crudele, certamente colpisce, perché in grado di raccontare il dramma del
divario sociale, in tono anche surreale. Quattro Oscar, fra cui quello per il
miglior film, dopo la Palma d’oro a Cannes.
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