Dolori, crudeltà, contrasti. La possibilità di scoprire energia e
slancio partendo dalle avversità. Come il fior di loto, che ha radici nella
melma
di
Marina Zinzani
E’
cominciato così: un insulto, la tua voce ha cambiato tono, lo sguardo era
quello di un altro, un altro che si impossessa di te ogni tanto e che io ben
conosco. Che io temo. E lo temo a ragione.
Anche
ieri è stato così: l’essere abominevole che hai dentro è venuto fuori, ed ha
cominciato a lamentarsi di una cosa, una piccola cosa che se tu fossi stato un
altro uomo avresti liquidato con una battuta, la pasta era scotta e il
frigorifero era vuoto, avrebbe detto così un altro uomo “Cristina, dobbiamo fare
la spesa” e poi “è troppo cotta questa pasta, è meglio al dente”, così dice un
uomo normale, invece l’essere abominevole che hai dentro ha alzato la voce e...
da lì è iniziato tutto, da lì...
Mi
hai preso il mento nella tua mano e mi hai sbattuto sul muro, e poi la mano è
andata sul collo e io ho pensato che mi stavi uccidendo, è la fine, non
respiro. Poi hai mollato la presa e io ho tossito, tossito, mi mancava l’aria,
sono corsa in bagno e mi sono chiusa dentro, mentre tu davi calci alla porta
ordinandomi di uscire. Sono rimasta lì dentro mezz’ora, un’ora, e poi non so
cosa, ti devi essere calmato perché quando sono uscita avevi un altro volto,
l’essere abominevole si era ritirato nella sua tana misteriosa e malefica e
davanti avevo un uomo che cercava di rimediare, hai abbozzato anche a qualche
parola di scuse.
Così
è, signori della corte. Cose che succedono. Si ammazza quasi una donna al
giorno, a volte anche più di una se c’è un momento di pausa, tanto per
mantenere la media. Sono spesso familiari, ex mariti, fidanzati respinti,
uomini che non si rassegnano alla fine di una storia. Oppure, come nel mio
caso, uomini che sembrano normali fuori e si avventano così con la loro
compagna, senza un vero motivo, o meglio, qualsiasi pretesto è un motivo.
Ho
chiamato il Telefono Rosa una volta, poi sono riuscita a parlarne con un’amica
di questi suoi momenti. Di fatto nessuno sa cosa devo fare, devo lasciarlo,
certo, e i miei figli, e il mutuo, e i soldi che mancano, come faccio ad affrontare
tutto questo?
Nel
fondo, dal fondo, dal sottosuolo, nel mio letto di lacrime, mentre lui era di
là in sala a guardare la televisione, come niente fosse in fondo, come niente
fosse, ho avuto un’illuminazione. Tutto questo dolore devo usarlo. Tutto questo
dolore è letame, ma è il letame che concima la terra, e dalla terra nascono i
frutti, nascono i fiori. Mi è venuta in mente la canzone di De Andrè, “dai
diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior...”
La
resilienza: la capacità di utilizzare la forza distruttiva delle avversità e di
farla diventare altrettanta forza positiva, ecco, ho pensato al significato di
questa parola, ed ho pensato che potevo farlo diventare mio. Io sono una
resiliente, io sono una coraggiosa, in mezzo al letame, e nasceranno dei fiori,
da questo letame, nasceranno dei fiori, nasceranno dei fiori... me lo sono
ripetuto fino a far cessare le lacrime. Oh finalmente un sorriso! Un bel
sorriso! Una forza nuova che arriva! Non so da dove, ma è arrivata!
E
allora sono andata in sala e l’ho guardato, omuncolo da due soldi che un giorno
mi ha sposato dicendo di amarmi, e gli ho parlato, ed ora era un’altra persona
in me che parlava, che l’affrontava a muso duro. Poi ho chiamato una mia amica,
le ho chiesto il numero di un avvocato che ha curato la sua separazione.
Comincio
da qui, anche se non ho ancora le idee chiare. Ma un fiore, in questa terra
concimata dal letame, forse sta per nascere.
Resilienza.
RispondiEliminaLa parola magica e potente.
Grazie Liana