Tragedie, sofferenze, logiche di supremazia: uomini in balia di altri uomini
di Bianca
Mannu
Nei sobborghi fangosi della terra
si alternano al potere soldataglia -
gallonati di pessima taglia -
paraventi di occulti consiglieri
prezzolati e gran filibustieri
che tramano blitz
e ogni sporca guerra.
Le nuove guerre – come le passate -
sfociano in conflitti per la
supremazia.
Con tenaci argomenti principiate
e ribadite
contro i dubbiosi e gli oppositori.
Ancorché gonfiate e spacciate come
irreversibili
sono ancora e sempre del tipo
“Armiamoci e partite”
Perché il vero segreto è questo:
portare al più presto
l’inferno nel fronte avverso.
E i fronti sono tanti
quanti gli interessi contrapposti.
Sarà questo il prezzo per la pace del
natio versante?
Per la pace del tuo notturno sogno -
forse.
Ma quella che vivi tutti i giorni
è guerra strisciante.
Guerre quotidiane … -
quelle accese a ridosso dei
mercati -
quelle di famiglia – tra inquilini di
casa –
quelle tra dirimpettai delle vie più
strette –
quelle tra le automobili e le
biciclette –
quelle semaforiche tra veicoli –
quelle razziali fantasiose e tremende
periodicamente fomentate da
partiti e da giornali –
quelle di classe nebulose e complesse
attivate per aggiungere o sottrarre
diritti alle masse -
quelle sottili e infine sanguinose
tra mariti e irriducibili spose
decise a divenire indipendenti
– guerre vendute in forma di
pettegolezzi
con i particolari in cronaca:
nefandezze …
… Su tutte
ci mette il segno orrido la
ciurma
degli illusi e disgraziati e la
policroma marmaglia
dei delinquenti d’ogni sorta e taglia.
Si scrive intanto sopra e tra le righe
dei giornali
si divaga tra report e reality in
TV
che grandi e piccoli conflitti sono
manna
per chi v’impegna ingenti capitali -
ma sono anche soluzioni
per i forzati di certe
professioni.
“Voce dal sen fuggita al
vero ti condanna!”
E dunque - come al tempo degli antichi
imperi –
si assoldano combattenti mercenari.
L’amor di patria – peana screditato
- ha smesso
di uguagliare dentro ai petti l’erba
voglio
batte e ribatte invece nel cuor del
portafoglio
e viaggia sull’abbondanza del bisogno.
Torme di umani in marcia: miseria
generale.
Ciascuno si sente infetto del problema
personale.
Il dorso sopra i visceri contratto a
inutile difesa.
Sibillina o mortifera circola anonima -
in agguato - mista alle
polveri l’offesa
nel vento detonante.
Si sosta in cunicoli e in anfratti di
muri per sfuggirle –
si veglia in bilico sul piede della
fuga
si trattiene il respiro sopra il lume
cieco
della vita afflosciato sul suo minimo
dentro il sistema limbico …
Si sposta con le torme dei fuggiaschi
una miseria fetida di morte.
Di morte in morte riaffiora
aggrappata alla creatura puntata sul
resistere.
Spiaggiata in corpi esausti – arranca
verso
gli angoli d’un mondo che la teme
come se già non ci dormisse insieme
…
Involta nelle pieghe ora più fruste
di vesti scombinate da molteplici
accidenti
tuttavia dilaga oscenamente maschia
nel sole dei giardini
s’infratta nei timidi cespugli
quasi a scansare l’evidenza
che impone del derelitto la familiarità
con l’indecenza.
La città nobile scioglie nel frizzo
mattutino
tra eleganti palazzi il traffico
operoso
e fluisce umanamente babelica
intorno al suo epigastrio.
Ma a sera espone l’opulenza dei lumi
esulta di colori e di
profumi
spumeggia di movida espone sul
passeggio
l’indifferenza felina dei carini e il
loro futile corteggio.
Ecco l’immagine di copertina.
Ma - come la notte avanza incontro alle
ore piccoline -
s’attenuano le luci e i belli
tornano ad abitare i lussuosi ostelli.
Allora sono le ombre dei porticati e degli
androni
a riempirsi di sbadigli sussurri e
strabalzoni …
È l’altra umanità che – suo malgrado –
occupa la lista d’ombra della quinta –
che il nottambulo rasenta senza averla
distinta –
che l’ultimo galoppino delle pizze
annusa fuggendo verso il suo fastigio
gravido d’un domani che – già se lo
figura -
riserva solo qualche sfumatura di
grigio.
Luci basse in quarta di copertina.
Questi i destini!
Colpa di Giove - della Luna – dei
Monsoni?
Non divaghiamo in disutili questioni
che in questo buio denso
uccidono il gusto del dissenso
Non so se avete riflettuto -
come tra ombra e sole hanno
intuito i saggi -
che la guerra fa da imbuto
e da tramoggia:
distrugge frange cerne …
oscuramente attua selezioni
mette ganasce alle contestazioni
abilita i pochi a laute riscossioni.
“Disapprovare la guerra”
è compito affibbiato
a certa retorica dell’ipocrisia.
Comoda!
Anestetizza i sintomi della sociale
malattia.
Agli scarsi uffici della diplomazia
si addebita il sicuro collasso:
le trattative inciampano
su codicilli di sasso.
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