Mauro Ruggeri - Donna sola |
L’altra America, l’eclissi del sogno
di Marina Zinzani
Accontentarsi di chiunque pur di non restare soli. Se dovessi spiegare a parole l’infelicità, lo farei così. (Charles Bukowski)
Questo accontentarsi. Questa ricerca che arriva su una spiaggia, non c’è nessuno attorno, a parte la donna che cammina al mio fianco, passi lenti, poche parole, silenzi, solo qualche gabbiano, è una giornata di nebbia e il mare intristisce, può anche intristire.
Sono lontani i ricordi di grida di bambini, di bagliori del mattino, la bella stagione iniziava, ah, ah, e quante giornate belle c’erano, dovevano esserci, erano nell’aria, sarebbero arrivate. Ci si divertiva, ecco, sì, ci si divertiva, raccontando cose che facevano anche ridere, almeno sorridere, e si gustava la compagnia, sembrava non fosse un momento felice, perché la felicità appare come una cosa in punta di piedi, non eclatante, ma era la felicità, ora lo so.
La donna che avevo accanto allora era speciale, riusciva a godere della scia del sole sul mare, come avessimo lo stesso sguardo, riusciva ad essere presente nel silenzio, a catturare i miei pensieri. Armonia, nel silenzio.
Poi arrivarono altre stagioni, dei volti scomparirono, fra malintesi o altre vite cominciate, altre persone conosciute, e quella persona mi fa male a ricordarla, mi fa male a ricordarla, credo che fossimo felici però.
Ora vecchio, stanco, una zavorra di occasioni mancati e volti sfuggenti, a chi interessa di me adesso, a chi interessa veramente di me, mi avvio all’ombra dei ricordi. Fanno male i ricordi.
Ho incontrato un’altra donna, una brava persona, si direbbe così, certo, conversiamo, ci troviamo, ci facciamo compagnia. Il cielo è più grigio e i gabbiani volano sul mare. Camminiamo fino al porto, i discorsi si fanno sempre più radi con lei, e il silenzio è proprio silenzio, non altro, non riposo di due menti in armonia.
Mi accontento, sì, la vita non mi ha lasciato solo. Diciamo così.
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