Alle prese con le difficoltà della vita
di Marina Zinzani
Perché ti tormenti e ti consumi in un problema per cui sarebbe una dimostrazione di maggiore acutezza l’averlo lasciato da parte piuttosto che il tentare ora di risolverlo? (Seneca)
Difficile ammettere la propria impotenza, difficile cogliere l’impossibilità di cambiare, agire. Spesso non si può né cambiare, né agire, tante sono le gabbie in cui si resta chiusi.
Sono gabbie immaginarie, situazioni a cui ci si deve adattare, che non hanno soluzioni, in fondo. Può esserci un tentativo di miglioramento, un’idea un giorno che può sembrare risolutoria, ma basta poco per capire che la realtà è fatta di sbarre invisibili, che solo qualcuno, con parole magiche forse, parole che non si conoscono, ha aperto la porta della propria cella ed ha vissuto una vita diversa. E chissà se migliore.
E allora bisogna sognare, immaginare in quell’angolo angusto un giardino, dei fiori, un gatto, un’alba, le striature arancioni di un tramonto che si staglia sull’acqua calma di un lago, un viaggio in Provenza, i campi di lavanda, l’hotel Negresco di Nizza e la sua storia, lo sguardo di un poeta davanti al mare.
È la mente che si libera, che evade dalle sbarre. È la sua fluidità, il viaggiare nel tempo e nello spazio, a mostrarci meraviglie. Quando si riaprono gli occhi ci si accorge che quel problema che ci assillava è quasi svanito, un viaggio magico può portare lontano, come i voli di Chagall.
"tante sono le gabbie in cui si resta chiusi", grande, triste, inesorabile verità che ci rende, spesso, impotenti.
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Liana