(ap) Omran Daqneesh, 5 anni, siriano, tutto l’orrore in una foto, la
tragedia racchiusa in uno scatto. Seduto sul sedile di un’ambulanza, è stato estratto
vivo dalla macerie di un palazzo dopo un bombardamento ad Aleppo. Il viso
sporco di sangue, il corpo ricoperto di polvere. Le gambe bianche ciondoloni.
Soprattutto gli occhi vitrei, immobili, lo sguardo perso nel vuoto, e solo la
percezione di un riflesso, quello di un racconto impossibile, la guerra come
massacro, le azioni umane che provocano lo strazio infinito di vite innocenti, le
atrocità che non incontrano limiti. Oltre l’indifferenza e il silenzio di
troppi. Il miracolo di quel bimbo rimasto comunque illeso rammenta che solo
dalla vita può nascere la speranza. Persino il sedile fresco e pulito di un’ambulanza
rappresenta un rifugio rassicurante in un mondo che ha smarrito se stesso.
(Introduzione a Daniela Barone). La pena capitale interroga la morale di ogni società, ponendo domande cruciali sulla sacralità della vita e sul valore della riabilitazione. Ma cosa succede quando il "braccio della morte" si manifesta anche fuori dalle sbarre, negli affetti tossici e nel controllo psicologico? Questa è la storia intensa dell'epistolario tra Daniela Barone e Richie Rossi, un carcerato americano in attesa della sentenza capitale, che intreccia la riflessione sulla pena di morte con una personale battaglia per la libertà. Un racconto toccante sulla dignità, la speranza e la redenzione. Segue: a.p. COMMENTO. 1. Rifiuto etico e sacralità della vita (Daniela Barone - TESTIMONIANZA) ▪️ Non so se fu il film “ Dead Man Walking ” o il libro “ La mia vita nel braccio della morte ” di Richie Rossi a farmi riflettere sul tema della pena capitale; tendo a pensare che le vicende del carcerato americano abbiano determinato il mio rifiuto di una pratica che ritengo crud...

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