di
Marina Zinzani
(ap) Dedicato a Vania Vannucchi di Lucca, madre di due bambini, deceduta il 3 agosto. Aveva riportato ustioni gravissime in più del
90% del corpo. Un uomo le ha versato addosso della benzina e le ha dato fuoco. Una vittima, l’ennesima, non di un amore finito, ma della violenza irrazionale
di chi non sa accettare il rifiuto e la fine di una storia.
Un esempio di virilità confusa con il dominio sulla persona dell’altro e stravolta dal senso di possesso. Il fuoco, usato contro Vania, è la rappresentazione anche simbolica del potere soltanto distruttivo dell’uomo: si distrugge con le fiamme per annullare ciò che non si può avere in alcun modo, per cancellare l’altro, togliergli non solo la vita ma la sua essenza profonda. Il fuoco, che talvolta ha persino una funzione purificatrice, come quando si incendiano i resti non più utilizzabili e ridotti a rifiuti, qui voleva avere una funzione tragicamente punitiva: ma non ha cancellato nulla se non l’umanità di chi ha appiccato il fuoco immondo.
Un esempio di virilità confusa con il dominio sulla persona dell’altro e stravolta dal senso di possesso. Il fuoco, usato contro Vania, è la rappresentazione anche simbolica del potere soltanto distruttivo dell’uomo: si distrugge con le fiamme per annullare ciò che non si può avere in alcun modo, per cancellare l’altro, togliergli non solo la vita ma la sua essenza profonda. Il fuoco, che talvolta ha persino una funzione purificatrice, come quando si incendiano i resti non più utilizzabili e ridotti a rifiuti, qui voleva avere una funzione tragicamente punitiva: ma non ha cancellato nulla se non l’umanità di chi ha appiccato il fuoco immondo.
Perché
adesso si decide di bruciare una donna, invece che parlarle, accettare le sue
decisioni, anche quelle di mettere fine a una storia. Perché una follia
collettiva, come un vento malefico venuto da chissà dove, un altro pianeta
forse, fa aumentare il numero delle donne uccise. Perché alcuni uomini sono
arrivati a questo.
Perché
il mondo dei barbari non appartiene più solo alla storia, ma è presente, e
sconcerta questa sorta di cannibalismo psicologico e danno fisico verso le
donne. Perché un uomo deve procurarsi una tanica di benzina, o un coltello, al
posto di parole adeguate, per capire i sentimenti di una donna, e trasformare il rapporto in qualcos’altro di
positivo, un’amicizia magari.
Perché
si è persa la bussola, perché si è
tornati indietro. Le pene sono cosa fredda: servono a poco per chi subisce. Chi
subisce ha perso. E chi resta non può rimediare a una devastante mancanza. Perché
nessuno potrà mai ridare chi non c’è più, ridare l’allegria, la vita con i
figli, i profumi creati in cucina con
passione, la confidenza serale mentre si
lavano i piatti, la spesa portata con fatica e le cose buone da preparare, le
uscite a gustare un gelato, a fare una passeggiata, qualche amica da salutare, la tavola imbandita
per una serata speciale, i regali preparati con amore.
Nessun
giudice può trovare condanne adeguate a chi spezza le ali di una giovane vita. Ha
perduto la civiltà, e i barbari sembrano sempre di più accanto a noi.
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