martedì 30 agosto 2016

Ragni, o magari formiche

di Paolo Brondi
(Una metafora dei diversi temperamenti umani)

Bella e suggestiva è la distinzione baconiana fra studiosi ragni e studiosi formiche. E’ sufficiente enunciare quest’antitesi per capire quanto essa sia fondamentale per la lettura dei nostri accadimenti. Oltre agli studiosi, infatti, molte sono le categorie, cui ciascuno può assegnare il nome, che assumono la veste del ragno o della formica.
Le categorie ragno attraversano i tempi mantenendosi ferme al loro progetto, stendendo, impassibili, la loro categorica trama sulla realtà, al pari del ragno che tesse la sua tela. Sono attenti a quel che accade intorno, ma solo per servirsene per la loro costruzione. Lavorando questo filo essi arrivano a poco a poco a creare un disegno ben definito e tale che facilmente annulla o ingloba gli avversari. Non mancano di genialità e di astuzia, ma tali doti sono spesso del tutto prive di eticità.
La categoria formica è infaticabile, attiva, rigorosa e paziente. Elabora un’infinità di progetti, di proposte d’innovazione e di riforme, consumando quasi tutto il tempo attorno a organigramma e futurismo. Le persone formica, attenti alle finalità che si propongono non riescono a comprendere la complessità del mondo di quanti altri stanno vivendo il loro faticoso presente e forse nemmeno intravedono il vantaggio, o svantaggio dei loro obiettivi.
Tra ragno e formica preferibile è l’immagine dell’ape e del suo alveare: fatto di tante celle, con un suo miele, un suo collante e simbolo, quindi, di raccordi tutt’altro che discontinui e conflittuali, bensì equilibrati, armonici e ricchi di storicità.

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