L’iniziazione alla
sessualità di un diciassettenne, il finale struggente di una storia semplice
di Marina Zinzani
(Guardando il film “Chiamami con il tuo nome”, il film di
Luca Guadagnino)
Il
film di Luca Guadagnino si chiude con l’inverno. Prima c’è stata un’estate unica, in
cui il sole era diventato luce su se stessi, e il caldo era quello di nuovi
sentimenti, mai provati. Il
protagonista Elio vive la sua ricerca di sé, perduto in un innamoramento
impossibile, fugace, splendido e atroce perché destinato alla fine.
Le parole di suo padre, che tutto ha compreso, con una sensibilità rara e straordinaria per un genitore, sono da stampare nella nostra mente e da portarcele dentro, perché il senso della vita di tutti passa da quelle sue parole. Lasciare inaridire il cuore, o vivere.
Le parole di suo padre, che tutto ha compreso, con una sensibilità rara e straordinaria per un genitore, sono da stampare nella nostra mente e da portarcele dentro, perché il senso della vita di tutti passa da quelle sue parole. Lasciare inaridire il cuore, o vivere.
L’inverno
chiude il film e la malinconia diventa struggente, dolorosa, è lontana
l’estate, non ci sarà mai più un’estate come quella, non si proverà mai più
niente di simile.
L’inverno
diventa vita, le stagioni a venire diventano opache. Forse la vita diventa un
autunno, se non un inverno tiepido. Il cuore sigillato, contenuto, i sentimenti
contenuti per non soffrire, per non esporsi, per difendersi. Un lungo inverno
che segna la tragicità di molte vite.
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