Racconto
di
Pietro Pancamo
Gli
angeli si
diplomano al Conservatorio Astronomico perché studiano la musica, che le sfere
celesti producono ruotando. Fanno l’analisi armonica degli accordi supremi che,
una volta, anche gli uomini eletti (Pitagora, ad esempio) avevano la forza e il diritto di
ascoltare.
Gli esami sono molti, però che gran soddisfazione ultimare i corsi e ottenere infine (lode al Signore!) il permesso d’insegnare. I miei studi sono a buon punto e fra poco l’esame conclusivo mi darà il titolo che sogno tanto: quello di Maestro! Nel frattempo, grazie alle mie doti vocali, già occupo la carica di tenore-capo nella gerarchia lirica del Conservatorio: sono forse il più bravo, tra gli allievi di “Esercitazione corale”.
E poi, dirlo mi riempie di gioia, lavoro come assistente di un angelo cherubino che scende ogni giorno in Terra, posandosi delicato sulla quercia di un bosco dolce e campagnolo, per educare gli uccellini al canto. Li abitua a portare il cinguettio in maschera e a sorreggerlo con il diaframma; non tutti riescono subito, anzi nessuno: perciò hanno bisogno di me, “serafino preposto al coraggio” che deve esortarli a ignorare la delusione.
Gli esami sono molti, però che gran soddisfazione ultimare i corsi e ottenere infine (lode al Signore!) il permesso d’insegnare. I miei studi sono a buon punto e fra poco l’esame conclusivo mi darà il titolo che sogno tanto: quello di Maestro! Nel frattempo, grazie alle mie doti vocali, già occupo la carica di tenore-capo nella gerarchia lirica del Conservatorio: sono forse il più bravo, tra gli allievi di “Esercitazione corale”.
E poi, dirlo mi riempie di gioia, lavoro come assistente di un angelo cherubino che scende ogni giorno in Terra, posandosi delicato sulla quercia di un bosco dolce e campagnolo, per educare gli uccellini al canto. Li abitua a portare il cinguettio in maschera e a sorreggerlo con il diaframma; non tutti riescono subito, anzi nessuno: perciò hanno bisogno di me, “serafino preposto al coraggio” che deve esortarli a ignorare la delusione.
Mi
capita, spesso, di calmare i picchi, tanto irascibili da abbandonarsi a voli
isterici e rabbiosi, dopo un acuto sbagliato. Per sfogare il rammarico
dell’errore, percuotono il becco addosso agli alberi, facendosi (io credo) un
male diavolo!
Allora intervengo: abbraccio con la mano grande il loro corpicino scosso dai
nervi, accarezzo piano la testolina invasata di furore e fischietto per loro
qualche melodia celeste; così, lentamente, l’ira si placa. L’agitazione,
tachicardia dei nervi, torna ad essere tranquillità.
Una lezione dura da mattina a sera e in fondo non è pesante: diverse pause concedono sollievo alla stanchezza. Io mi apparto, negli intervalli, su di un ramo nascosto e mi svago a pensare. Se un’aria d’opera comincia a formarsi nella mia immaginazione, la scrivo per appunti sulle foglie pentagrammate che gli uccelli usano a mo’ di spartito e, magari, cerco di farla somigliare a quelle dei compositori più illustri. No, non Rossini o Mozart, come ritengono gli uomini, bensì Giove, Saturno e Urano, come noi angeli sappiamo benissimo!
Una lezione dura da mattina a sera e in fondo non è pesante: diverse pause concedono sollievo alla stanchezza. Io mi apparto, negli intervalli, su di un ramo nascosto e mi svago a pensare. Se un’aria d’opera comincia a formarsi nella mia immaginazione, la scrivo per appunti sulle foglie pentagrammate che gli uccelli usano a mo’ di spartito e, magari, cerco di farla somigliare a quelle dei compositori più illustri. No, non Rossini o Mozart, come ritengono gli uomini, bensì Giove, Saturno e Urano, come noi angeli sappiamo benissimo!
Quando
mi annoio, tento un’occhiata verso l’orizzonte e sempre vedo qualcosa
d’interessante che mi convince a osservare il paesaggio. Ho una vista incantevole
dagli occhi panoramici che possiedo in volto: gli avvenimenti fanno tappa nel
mio sguardo, e nulla viene considerato con poca attenzione.
D’altronde come può sfuggirmi una persona bizzarra simile a quel prete in tonaca di gala, che si avvicina lungo il sentiero mostrando, allegro, un giglio all’occhiello. Ah no! Si tratta di un monaco elegante, che sfoggia un saio a coda di rondine… Macché! Ora lo scorgo chiaramente: è di sicuro un Beato, assorto nel compito di farsi propaganda (distribuisce infatti santini da visita a cacciatori e spaccalegna: “Casomai vi servisse una grazia…”).
D’altronde come può sfuggirmi una persona bizzarra simile a quel prete in tonaca di gala, che si avvicina lungo il sentiero mostrando, allegro, un giglio all’occhiello. Ah no! Si tratta di un monaco elegante, che sfoggia un saio a coda di rondine… Macché! Ora lo scorgo chiaramente: è di sicuro un Beato, assorto nel compito di farsi propaganda (distribuisce infatti santini da visita a cacciatori e spaccalegna: “Casomai vi servisse una grazia…”).
Anche
Satana
gradisce, talvolta, un giro nei boschi: sale dall’Inferno e va a rintanarsi nel buio
intricato delle macchie più fitte. Nella tenebra contorta dei rami bassi, in quella
notte artificiale, trova l’ispirazione per musiche blasfeme: con spirito
malvagio architetta note sacrileghe, bestemmie sinfoniche, allucinazioni sonore
da far eseguire alla sua orchestra d’orchi.
Però
i concerti non sono mai un granché ed anzi, in Paradiso, gli angeli ironizzano
inventando dialoghetti briosi. È facile sentirli scherzare: “Ho fatto una
volata all’Inferno per assistere a un’esibizione dell’orchestra d’orchi.”, “Ah
sì? E chi suonava? Il primo violino?”, “No, il primo venuto: sai, era una cosa
improvvisata…”.
Sorrido fra me per le battute ingenue dei colleghi alati, mentre la mia curiosità continua a sorvegliare la vita intorno. E mi accorgo di un simpatico ragazzo, seduto ai piedi d’una betulla, intento a deliziarsi del tepore e della luce. Sembra davvero uno scrittore, forse perché si è poggiato accanto uno strato di fogli che non smette di compilare, mano mano, a penna.
Sorrido fra me per le battute ingenue dei colleghi alati, mentre la mia curiosità continua a sorvegliare la vita intorno. E mi accorgo di un simpatico ragazzo, seduto ai piedi d’una betulla, intento a deliziarsi del tepore e della luce. Sembra davvero uno scrittore, forse perché si è poggiato accanto uno strato di fogli che non smette di compilare, mano mano, a penna.
Affido
agli occhi uno sguardo più pronto, per leggere le parole di quel ragazzo… ecco,
finalmente capisco: è impegnato a buttar giù la recensione di un libro, che
s’intitola Il Silenzio Stonato. Ha scelto la natura
come ufficio di lavoro, quel ragazzo, e il suo inchiostro afferma, tutto
disinvolto: “Rob Demàtt introduce la fantasia dei lettori all’uso narrativo dei
ricordi, costruendo uno sfogo romanzato (dal linguaggio brillante e volitivo)
che ha per contenuto un messaggio autobiografico: il sesto senso è quello di
colpa.
È il rimorso d’aver sprecato gli anni e la vita per dedicarci a illusioni che prima incantavano e che, adesso, ci deridono. Allora un’esclamazione prende in noi a gridare: “Temo il cielo e la terra; il tempo mi sta lasciando solo: entra nelle ossa la paura, il respiro non ha più forza nei polmoni e tutto mi incita alla morte!”.
È il rimorso d’aver sprecato gli anni e la vita per dedicarci a illusioni che prima incantavano e che, adesso, ci deridono. Allora un’esclamazione prende in noi a gridare: “Temo il cielo e la terra; il tempo mi sta lasciando solo: entra nelle ossa la paura, il respiro non ha più forza nei polmoni e tutto mi incita alla morte!”.
Ma
quando i cicli d’angoscia
termineranno e la sofferenza
non sarà che uno stimolo di guarigione, scopriremo sollievo anche nel dolore e, nel sollievo, amore”.
“Realizzerai
i miei desideri?”,
domanda l’uomo.
“Aspetta
e spira…”, ribatte il destino.
Chissà
per quale motivo, la recensione mi ha suscitato in mente questo lugubre
giochetto di parole… Certo dev’essere triste per gli uomini ritrovarsi in mezzo
alle ore, sempre minacciati da pene e afflizioni. Un giorno, però, avranno
soltanto gioia
e serenità,
perché noi angeli
provvederemo a convertire il destino!
Per il momento, io e il Maestro cherubino salutiamo gli uccelli agitando le ali
(è sera, la lezione è finita) e torniamo lassù, nel Conservatorio Astronomico,
a riascoltar le stelle.
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