Tornare
indietro per ricominciare da capo è impossibile, forse non serve nemmeno:
meglio fare tesoro degli sbagli. Con amore verso se stessi
di Giovanna Vannini
Dovremmo poter vivere due volte,
facciamo tre, sapere dalla prima cosa portare nella seconda, da vecchi sapersi
riconoscere cosa davvero vogliamo fare da giovani. Sarebbe un
reinventarsi, un consegnarsi alla nascita sapendo dove andare.
Lo pensavo stamattina ad alta voce, mentre la colazione finiva e la
giornata iniziava. Ho pronunciato piano, soppesando ogni parola, con
quell’espressione pensierosa che chi mi conosce bene, sul mio volto,
spesso ritrova.
Noi, cinquantenni, siamo stati di quelli che nel lavoro hanno creduto,
faticando neanche poi tanto a trovarlo, non più tardi dei venticinque abbiamo
messo su famiglia, preso in carico le nostre responsabilità, portandole avanti
fino ad ora e, già sappiamo, anche dopo, con uno spirito di abnegazione ovvio,
naturale, mollando ogni tanto le briglie a qualche caduta di stile, a qualche
lazzo, che all’avanzare dell’età va concesso.
In tre batter di ciglia (giusto per avere il tempo d’abituarsi) abbiamo
visto migrare lontano ogni certezza con fatica accumulata, i sogni messi da
parte per i giorni di vecchiaia, quelli più vicini già in procinto di spiccare
il volo. Arrabattati dentro un quotidiano che di scontato ormai non ha più
nulla, guardiamo di nascosto l’orizzonte con paura.
Dovremmo poter vivere due volte, facciamo tre, invertire le grinze
della nascita con quelle della vecchiaia, ricordare a memoria gli sbagli,
trasformarli in vittorie. Con passione quanto basta, rendi conto quanto serve,
con smisurato amore per noi, sempre.
Nessun commento:
Posta un commento