Angoscia e preoccupazione, l’istante tempestoso che precede certe decisioni
di
Marina Zinzani
(Intervento di Angelo Perrone)
(ap) C’è un momento, tra gli altri,
in cui tutto si compie. Si attraversa il guado finalmente, dopo tante
perplessità e incertezze, e si è dall’altra parte del fiume. Un’altra, più
bella e promettente, è la sponda che ci attende. La decisione è finalmente
presa. Il disagio che fino a quel momento ci aveva stravolto ha trovato
comunque un suo esito.
Si affievoliscono le tensioni, subentra uno stato di
rilassamento. Accade in tanti aspetti della vita, nelle riflessioni interiori e
nei rapporti con gli altri, siano essi le persone care o dei semplici
sconosciuti.
Ma c’è anche un altro istante,
profondo e complesso, che spesso ci sembra più difficile affrontare. Incomprensibile
e angosciante. Ci inquieta, ci allarma, ci preoccupa. E’ l’attesa di un
incontro, il pensiero che precede una comunicazione importante da dare o
ricevere, la paura della reazione dell’altro di fronte ad un nostro gesto, il
conflitto che dovremo gestire con qualcuno perché gli interessi diversi ci
contrappongono.
Cose multiformi per natura ed
importanza, che hanno un elemento comune: precedono altri momenti decisivi della
vita, vengono prima di un altro passaggio. E impediscono di vivere con serenità.
Occupano uno spazio che rende inquietante il presente sospendendo la normalità
dei sensi.
Indugiare su questa fase ci proietta in un antro oscuro e
misterioso, innesta un travaglio irrisolvibile, finisce per travolgere la
misura del nostro essere. È l’ignoto, ciò che non si conosce ancora, che genera
ansie incontenibili, allontanando la quiete dell’animo. E non riusciamo a
farcene una ragione.
Nel
libro “Perdersi” di Lisa Genova, da cui è stato tratto il film “Still Alice”,
la protagonista deve ad un certo punto rivelare al marito che le è stato
diagnosticato l’Alzheimer.
E’
un momento struggente che illumina l’attimo in cui si deve rivelare una cosa, e
si sente dentro un mare tempestoso perché si sa che dopo, dopo, niente sarà più
come prima.
La
persona, fino ad allora apparsa sana, diventerà malata. Malata dopo pochi
secondi, agli occhi degli altri.
Il
tergiversare di Alice nel dire al marito di questa malattia è la sua ultima àncora
per rimanere in un’illusione di normalità: vita consueta, serena, lineare. C’è
ancora un tempo felice finché non si dice, finché non si rivela il segreto. E’
l’ultima illusione, prima che il fuoco divampi, la casa bruci, le vite vengano
sconvolte.
Ecco,
questo lasso di tempo che intercorre fra il dirlo e il non dirlo è come un
limbo, c’è un senso di ansia, paura, e malinconia. La malinconia per quello che
accadrà dopo.
Questo
limbo non si trova solo quando si deve rivelare a qualcuno di una malattia, si
trova anche quando si deve rivelare un tradimento, o un evento che modificherà
la vita, in qualche modo.
Quei
momenti per noi, prima che le parole escano dalla bocca, hanno qualcosa di
struggente e di tragico.
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