Con la riesumazione del corpo di
Salvador Dalì per una contesa sulla sua eredità, la scoperta dell’ultima
sorprendente “creazione” surrealista del pittore
di Mariagrazia Passamano *
Il genio, l’anticonvenzionale,
l’autocelebrativo, il visionario, il Franchista, Salvador Dalì, a 28 anni di
distanza dalla sua morte non smette di stupire: la sua stravaganza ed
eccentricità persiste anche oltre la sua stessa esistenza.
La Catalogna, sua terra natale, è
tutta in fermento per la questione della presunta paternità rivendicata
da Maria Pilar Abel Martínez, cartomante e astrologa, nata nel 1956 a
Girona, che racconta di essere la figlia del pittore. La donna sostiene che,
l’anno precedente alla nascita, il celebre artista ebbe una relazione
clandestina con sua madre, cameriera per una famiglia di Cadaqués, paesino del
nord della Spagna non distante da dove Dalì aveva un'abitazione.
La Abel ha chiesto ed
ottenuto dal Tribunale di Madrid che il corpo dell'artista, morto nel gennaio
del 1989, venisse riesumato per realizzare la prova del Dna. Così di notte
il corpo imbalsamato del pittore surrealista spagnolo è stato riesumato: è
apparso in buone condizioni.
Il medico legale, Narcis
Bardalet, che a suo tempo aveva anche imbalsamato il corpo del pittore, ha
raccontato: «I baffi indicano sempre le ore 10 e 10, come desiderava lui. È un
miracolo», aggiungendo poi alla radio catalana: «I suoi baffi sopravviveranno
nei secoli».
Successivamente, dei campioni di
tessuti del cadavere sono stati prelevati per il sequenziamento del dna e per
il confronto con quello di Pilar Abel.
Cosa accadrà se la prova del Dna
dovesse confermare la paternità? Se dovesse essere applicato il diritto
catalano, la “quota legittima” spettante a ciascun legittimario sarebbe
del 25% e la Abel dovrebbe avviare un procedimiento civil de reclamación
de legítima. Inoltre, poiché l’erede del patrimonio di Salvador Dalì, cosi come
espressamente voluto dal celebre pittore nel suo testamento del 1982, è lo
Stato spagnolo, l’azione di “reclamación” dovrà essere avviata nei confronti di
quest’ultimo.
Una vita di eccessi, quella di
Salvador Dalí, segnata da pettegolezzi, da una perversa ossessione per la
morte, da geniali intuizioni artistiche, da una creatività incessante,
delirante, sfrenata; dalla totale personalizzazione del surrealismo (la
diferencia entre yo y los surrealistas es que yo soy el surrealismo). E da un
tempo, il suo, vissuto intensamente sempre, quel tempo impotente, discontinuo
che non può infrangere la memoria, che è solo visione relativa ed ambigua,
quello da lui raffigurato con degli orologi molli e liquefatti.
Oggi più che mai, questo fermento
catalano, toccabile con mano per le strade di Barcellona, evoca il brulicare
delle formiche sull’orologio arancio del suo celebre dipinto “La persistenza
della memoria”, simboleggianti l’annullamento dell’oggettività del tempo,
divoratrici della misura reale della durata dell’esistenza. C’è da sorridere
ripensando a quei baffi ritrovati intatti sulle 10 e 10, come 28 anni fa e alla
sua celebre fase: “dobbiamo sorprendere chiunque, sempre”.
E’ questa in fondo un’altra sua
surreale creazione, ovverosia una dimostrazione di un tempo senza tempo, di un
mondo dove i sensi ed il flusso sfuggente dell’inconscio si incontrano.
E poi che Maria Pilar Abel
Martínez sia o meno la figlia del celebre pittore surrealista ai fini dello
spettacolo non conta nulla, in quanto ciò che abbaglia, ancora, il nostro
immaginario umano, terreno, scandito da un tempo blindato in un orologio
rigido, è l’onirica persistenza della sua memoria, la sua immutabile capacità di
sorprendere anche dall’oltretotomba ed il suo show immortale.
* Scrive sul blog Invent(r)arsi:
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