La
cura e la conoscenza di sé, un progetto di cambiamento attraverso la scrittura.
Appunto “terapeutica”
di
Sonia Scarpante
(Tratto
dal contributo inserito nel libro Medicina
narrativa, a cura di Marilena Bongiovanni e Pina Travagliante, Angeli
editore, 2017)
Ho
imparato in questi anni, attraverso la scrittura, ad affrontare me stessa. La
scrittura mi ha salvata. Perché vi parlo di scrittura terapeutica? La scrittura
è veramente un mezzo potente, un aiuto fondamentale per chi è alla ricerca di un
miglior equilibrio interiore.
La
chiamo terapeutica perché può aiutare nell’elaborare anche la sofferenza più
acuta, a superare traumi di cui molti di noi portano sul proprio corpo stigmate
evidenti, a sciogliere nodi, a risolvere fragilità affettive. A vincere vecchi
sensi di colpa.
Ognuno
di noi è in grado di utilizzare strategie proprie lungo un percorso terapeutico
finalizzato a superare una difficile fase di fatica e/o dolore. La scrittura
terapeutica indirizza verso una ricerca individuale mirata a incrementare le
forze dell’interiorità, al fine di ottenere così un benessere qualitativamente
migliore.
Molteplici
le strategie cui attingere. Un’attenzione particolare al lavoro di scavo
interiore è fondamentale per imparare ad interpretare tutti i segnali fisici
che il corpo spesso manifesta come risposta del disagio vissuto. I segni
impressi nel corpo ben incarnano la storia di ogni individuo: la lettura e la
narrazione intorno al vissuto del corpo aiutano a comprendere non solo la
patologia incontrata ma le difficoltà stesse del vivere, quei disagi che
sfociano spesso in malattia conclamata.
Attraverso
le parole si cerca di dar voce a una persona diversa da quella di prima, sempre
più desiderosa di esprimersi autenticamente, con meno censure e vincoli
repressivi, in modo diretto. Percorrere da soli i primi passi di questo
tragitto, e spesso anche lunghi tratti intermedi, è faticoso, estenuante.
Vincere
l’indifferenza con la quale troppe volte trattiamo il nostro passato, se non
addirittura il presente, vuol dire iniziare a rimuovere la pesantissima corazza
a lungo indossata per difenderci. Tolta di mezzo l’apatia, la scrittura e la
lettura avviano il processo di cambiamento, fino a produrre una catarsi
innovatrice e rivelatrice di nuove e sconosciute possibilità.
Una
sensazione di vitalità è fedele compagna: l’atto dello scrivere accompagna come
una fune a cui ci si aggrappa per non perdere l’orientamento: stringendola con
forza ci si lascia condurre, saltando paure ed esitazioni, per scoprire che
all’altro capo ci attende una rinnovata fiducia e un ritrovato amore per se
stessi. Perché essere veramente chi siamo presuppone un atto d’amore sincero
verso noi stessi.
Sto cercando di amarmi, ma talvolta è veramente faticoso.
RispondiEliminaBellissimo.
Complimenti
Catia Bianchi