Sono tanti i film che Clint Eastwood ci ha regalato come attore e regista. A 90 anni non ha ancora finito di sorprenderci
di Marina Zinzani
Almeno
una volta ci siamo lasciati affascinare dai personaggi interpretati da Clint
Eastwood. Li abbiamo accompagnati nei loro viaggi tortuosi, nelle loro
esistenze fallite, coraggiose, ma anche non rassegnate.
Esistenze in cui non ci
sono sconti, in cui il passato si paga, in cui non ci sono i buoni e i cattivi,
in cui gli eroi hanno la stanchezza che hanno tanti eroi, in cui si ricerca un
angolo proprio, una parentesi in cui ci sia un senso, quel senso che riscatta
una vita o dà un vero significato ad essa.
Clint
ci ha affascinato con i “Ponti di Madison County”, l’amore segreto e vitale che
resterà linfa da cui vivere negli anni, ci ha affascinato anche con l’umanità
accompagnata soprattutto da sguardi in ” Million Dollar Baby”, quelle parole
che non servono perché ci sono i fatti, e niente è sottolineato da enfasi. Ci
ha accompagnato nel mondo di Nelson Mandela, l’eroe “capitano della propria
anima” di “Invictus”, padrone del proprio destino. Ha descritto come pochi lo
tsunami in “Hereafter”, lo ha fatto vivere in immagini che sembrano prendere lo
spettatore e portarlo in un abisso, e da quell’abisso interrogarlo su ciò che
c’è al di là della vita, su quello che non può essere più come prima,
descrivendo la solitudine tragica, quando non ci si ritrova più nel proprio
mondo, quando il disorientamento prevale.
Sono
tanti i film che Clint Eastwood ci ha regalato negli ultimi anni, come regista
e attore, e ognuno è stato un piccolo regalo per chi lo ama. Una parte del suo
percorso condiviso. Un interrogarsi sull’uomo, sui sentimenti, senza censure,
senza vittorie. Anzi. I suoi personaggi sono così imperfetti, travolti dagli
eventi, non hanno mai scelto la strada più facile. Ma non si sono tirati
indietro. Ci sono stati, hanno vissuto appieno, fedeli forse alla loro etica, o
in balia di quello che potevano fare in quel momento.
“Ciò
che mi interessa più di ogni altra cosa nel lavoro e nella vita è la ricerca
della verità” ha detto Clint. E quella verità, cercata, sussurrata nella
drammaticità delle storie, diventa racconto di tragedie umane, di voli
ricercati, di personaggi senza maschere, conformismi, senza niente di
politicamente corretto. La ricerca della verità si accompagna al coraggio, il
visitare a fondo le anime, in un cinema caratterizzato dall’essenzialità, pochi
orpelli, poche parole. Soprattutto sguardi,
sussurri, sensazioni. E il cuore.
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