Piazza di Spagna (foto ap) |
Scegliersi per come si è: il percorso di una donna oggi
di Cristina Podestà
Mi ricordo il giorno in cui ho
cominciato ad avere cura di me. Ero con Guido - 2010- eravamo in piazza di
Spagna a Roma e guardavo le vetrine, rattristata perché non avevo denaro sufficiente
a potermi permettere nessuno degli abiti o scarpe o accessori in mostra.
Bellissimo tutto ma i prezzi!
Stavamo andando all’Accademia di belle Arti per
una presentazione di una mostra di pittura. Guido era veramente bello e io,
innamoratissima, ne avevo come una sorta di timor reverenziale.
All’epoca un po’ cicciottella, pigra
come nessuna al mondo, sempre in lotta con la bilancia perché Guido mi ci
faceva salire ogni giorno; lui fisico scolpito, palestra quasi fosse un lavoro,
attento ad ogni minima variazione di peso, vegano da sempre.
Attratta da una
splendida vetrina di pasticceria entrai senza neanche chiedere il suo parere.
Mi avvicinai al banco e ordinai. “Non stai mai attenta a cosa mangi, non fai
ginnastica per tenerti in forma e in salute, e ogni giorno ti devo riprendere,
ogni giorno.”
Improvvisamente uno scatto in testa.
Che cosa vuole da me? Ma questo suo atteggiamento sarà amore? Mi volto per
curiosità, lo guardo e adesso lo riconosco, lo vedo per quello che è, ma esco dal
locale, non voglio fare scenate. La sera, dopo la doccia, gli chiedo di parlare
un po’.
E allora comincio, questa volta io, a spiegare che sono ciò che sono,
avrò qualche chilo di troppo ma neanche poi tanti, che sono attenta alla mia
salute e se mi piace fare colazione con una pasta al bar, non commetto alcun
peccato.
Mi ascolta, occhi bassi e deciso. Lo
so che non mi sosterrà, conosco i suoi modi di fare. Questa volta però sono io
a volermi più bene, gli illustro le mie ragioni, non voglio essere ossessionata
dal fisico, dal cibo, o da lui. Io voglio me stessa contenta, mi piaccio così
come sono, gli chiedo di fare una scelta.
Si alza e balbetta qualcosa. “Sai io non ti voglio così, ti amo
però ho bisogno di avere accanto una donna che rispecchi i miei canoni
estetici, che sia sulla mia stessa lunghezza d’onda, che venga in palestra con
me.” Lo fermo. Ho capito che devo volermi più bene, e da quel giorno non ho più
smesso. Ho fatto un atto di dedizione e di amore nei miei confronti. Il giorno
successivo abbiamo viaggiato in silenzio.
Poi, a casa, ho preparato la mia
valigia e lui non mi ha fermato. Libera ho sceso le scale, ho scelto finalmente
me stessa, ho amato il mio essere donna, fiera e orgogliosa del corpo che ho. Me ne sono andata da Roma; può darsi ch’io possa tornare in
questa città, magari da straniera ma non estranea a me stessa.
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