Un altro cambiamento Covid. I guanti, da simbolo di eleganza a strumenti di tutela della salute
di Laura Maria Di Forti
Negli
anni Cinquanta non c’era donna elegante che non annoverasse, nel suo guardaroba,
almeno sei paia di guanti in pelle, tra invernali e primaverili, ed il classico
paio di cotone lavorato bianco per l’estate.
Corti
da giorno e lunghi da sera, davano un tocco di classe all’abito o al cappotto.
Poi, la moda ha dettato nuove leggi, ha messo nel dimenticatoio i guanti e ha
disegnato una figura di donna meno sofisticata, più pratica, moderna, sportiva.
Ma la
pandemia ci ha obbligati, tutti, ma proprio tutti, giovani e vecchi, uomini e
donne, a portare i guanti usa e getta, guanti orrendi, fastidiosi e dai colori
improponibili.
Non c’è
traccia di eleganza, ma servono a proteggerci, come facevano una volta i guanti
di metallo degli antichi cavalieri. Certo quelli di oggi sono molto più leggeri
di quelli di allora, ma fanno terribilmente sudare lo stesso. E poi sono
divenuti introvabili e, se hai le mani piccole, trovi solo misure enormi,
mentre se hai la mano di un gigante trovi, solo la misura per dolci fatine dei
nani. Un vero calvario. Che dire? Resistiamo, ab limitum, ma resistiamo.
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