Il futuro degli studi umanistici, in aula e negli
scritti: la via incerta del digitale
di Paolo
Brondi
Ci sono interpreti e autori che hanno visto l’avvento
del digitale come possibile itinerario per dare una svolta decisiva agli studi
umanistici, e dunque per rivoluzionare il mondo delle attività intellettuali.
Per fortuna, in Italia, meritevoli sono le case editrici che non hanno
cavalcato l’onda della “smaterializzazione” delle opere dell’ingegno, anzi
hanno difeso l’assetto tradizionale del loro mercato, imperniato sul libro
cartaceo, salvando quindi la tradizione delle varie forme della lettura ancorate al tradizionale volume, la cui
struttura e funzionalità resiste immutata da quasi duemila anni.
Anche l’e-book sta conoscendo un grave problema di
durevolezza: infatti, il funzionamento e la leggibilità
degli e-book è instabile anche a distanza di pochi anni.
Quanto
alla didattica a distanza, alimentata dall’emergenza sanitaria, smantellata l’euforia degli inizi, sarà
inevitabile che per ogni livello dell’istruzione scolastica e universitaria
possano e debbano essere sviluppate soluzioni dedicate ai singoli ambiti, e
sarà abbastanza scontato che la tradizionale esperienza della didattica in aula
e il libro cartaceo dovranno uscire rafforzati nella loro centralità.
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