La diffusione di immagini e messaggi mediatici genera una sorta di ruminazione
concettuale, in cui sono proprio le idee a smarrirsi
di Paolo Brondi
L’indifferenza pare il punto
raggiunto dalla pluralità dei progetti, delle promesse, dei pronunciamenti che,
oggi, inducono alla perenne esplosione dei messaggi mediatici. I conflitti fra
le parti in possesso di diverso potere sembrano una fantasmagoria. La celerità
dei rivolgimenti dei pareri, delle scadenze, della credibilità e fiducia verso
il nuovo determina nel corpo sociale una sorta di ruminazione uditiva, visiva,
concettuale, di frasi, discorsi, orazioni, che assumono l’aspetto del
simulacro.
La stessa qualità politica dei
conflitti diventa così un gioco di apparenze. In questa prospettiva, chiedersi
dov’è la verità, o chi ne ha veramente il possesso, forse non ha più senso.
Forse siamo di fronte all’eclissi delle idee, opacizzate dal trionfo delle
immagini e dei simulacri. In realtà l’idea, come vertice dell’esperire e del
pensare, ha il potere di sciogliere ogni contraddizione e di superare ogni
ovvietà, se solo si trovi chi la pensa e l’esercita.
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