Il tam tam che è seguito alla vicenda Weinstein racconta quanto sia
devastante il vizio del potere e il sessismo: il prezzo del coraggio, la sfida
di relazioni nuove tra uomo e donna
di
Marina Zinzani
Adesso
ci sono anche le attrici italiane. Già si erano levate le voci di tante attrici
straniere, anche famose, famosissime. Si era levata la voce poi di donne in
ogni ambito e luogo, e le voci, prima sussurri, sono aumentate, aumentate, si
levano ora ovunque.
Queste
voci sembrano come quei cori in cui comincia una, voce bassa quasi timida, e
poi un’altra, e un’altra ancora, e poi diventa un coro dalla forza possente, un
coro che canta lo stesso brano.
Non
è musica però: sono molestie, sono violenze che le donne hanno subito. Da più parti si è invitato le donne
comuni a raccontare sul web la loro esperienza, e si iniziano a leggere spaccati
di sofferenza e vergogna, imbarazzo, ferite silenziose su cui si è scelto di
tacere per sempre.
Ma
il web, come se si fosse levata una forza misteriosa, attivata da un tam tam
che sussurra che è giusto, che c’è qualcosa di liberatorio nel parlarne finalmente,
il web diventa luogo di ritrovo, e la condivisione è mista a compassione,
solidarietà, pathos.
Anime
che gridano, mille voci, migliaia e migliaia di voci che hanno voglia di urlare
cosa significa sentirsi inferiori, cos’è il ricatto, la prepotenza, la
meschinità oltre ogni immaginazione.
Io
sto dalla parte di Asia, ha detto qualcuno, parlando di Asia Argento. Aldilà
della sua storia, la sua voce ha contribuito ad aumentare questo tam tam, a
farlo sentire alla donna che ha subito, ad un provino cinematografico ma anche ad un normale lavoro, donne comuni
che hanno deciso di parlare.
Emerge
uno spaccato triste della nostra civiltà, in cui c’è sempre un più debole su
cui accanirsi.
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